Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, Massimiliano Farris vive in retroguardia senza fare rumore. È di Milano ma di origine sarde, 54 anni il prossimo mese, un’esistenza nel calcio di quelle in punta di piedi, una carriera da vice perché l’importante è saper rimanere nel proprio posto.
Con lui l’Inter non perde mai, si scherza parlando sul serio, ed in effetti anche contro l’Empoli la nostalgia del capo, Simone Inzaghi, non si è fatta sentire. Il suo ruolino ora è 4 vittorie e un pareggio, il che lo farebbe pronto per qualsiasi squadra, se non fosse che poi bisogna stare sempre in prima linea. Meglio essere dietro, come quando era giocatore: difensore di quelli di una volta, con quattro presenze in A nel Torino e un’altalena di passaggi tra B, C1 e C2 con la soddisfazione di una sola promozione. «Era uno di quelli pronto a morire in campo» ricordano, ora è pronto a farlo per Inzaghi.
«L’incontro con Simone mi ha cambiato la vita» dice lui, ed è successo quando erano entrambi nelle giovanili della Lazio: ci arrivò perché andò a vedere un derby primavera con la Roma, e al primo incontro il futuro tecnico interista gli chiese cosa avrebbe fatto per sistemare la difesa. Risposta esatta: da lì la scalata fino alla seconda stella nerazzurra (fin qui), perché lui è l’unico che riesce a far cambiare idea al superiore nei momenti di difficoltà. «Che facciamo Max?» e l’Inter vince.
Ed anche ieri che gli toccava essere in panchina al posto del principale squalificato, ha pensato bene di non cambiare: qualche gesto durante il match contro l’Empoli e poi il discorso all’intervallo.
«Che cosa hai detto ai giocatori?», gli hanno chiesto in TV, «niente, ho solo detto loro di stare tranquilli». Già, tranquilli, come lui: una moglie, tre splendide figlie, fedeltà assoluta anche a Simone, sempre senza voler mettersi troppo in evidenza, anzi. Un fuoriclasse nell’ombra. Succede, nel calcio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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