Tra bluff e rilanci. Una partita a poker anche con la Cina

Tra bluff e rilanci. Una partita a poker anche con la Cina

Il vertice del G20, in programma ieri e oggi a Osaka, in Giappone, assomiglia tantissimo a una partita di poker. Fra i leader che prenderanno parte all'appuntamento, due stanno studiando la strategia migliore per assicurarsi la mano decisiva, tra occhiate d'intesa, colpi di scena, bluff e rilanci, proprio come fossero giocatori riuniti intorno a un tavolo verde.

Da una parte c'è il nuovo timoniere della Cina, Xi Jinping, alla settima presenza consecutiva al principale forum per la cooperazione economica internazionale, dall'altra il presidente americano Donald Trump. I due leader si sono preparati in modo diverso: mentre The Donald ha alternato dichiarazioni più o meno discordanti sulla Cina, il presidente cinese ha rafforzato i rapporti diplomatici con i vicini di casa per creare un seguito compatto da usare contro Washington in sede di colloqui. In questo senso, gli incontri di Xi con Vladimir Putin e Kim Jong-un servono a mettere pressione sulla Casa Bianca e ricordare agli americani che, per risolvere certe questioni delicate, è necessario collaborare con Pechino.

Il messaggio cinese è chiaro: il Dragone auspica che il decisivo incontro possa essere il luogo d'incontro per una «squadra che agisce», non certo un «salotto per fare conversazione». La Cina intende quindi salvaguardare il multilateralismo e affrontare le sfide globali con l'aiuto degli altri Paesi; tra i temi trattati non mancheranno crescita e governance economica, sviluppo sostenibile, clima, ambiente, infrastrutture e risorse energetiche.

Anche perché, secondo i dati della Wto, il «World Trade Outlook Indicator» relativo al secondo trimestre del 2019 si è attestato a quota 96,3, il valore più basso dal marzo 2010 a oggi. Il «World Investment Report 2019», a opera della Conference on Trade and Development dell'Onu, sottolinea come gli investimenti diretti transnazionali globali dell'anno scorso hanno registrato un calo del 13%, toccando i 1300 miliardi di dollari; anche in questo caso il valore più basso dall'inizio della crisi finanziaria globale.

Il governo cinese ha intenzione di far ripartire la macchina dell'economia globale.

Come? Cercando la sponda degli altri Paesi, spingendo per il libero scambio, superando unilateralismi e protezionismo. In tutto questo la vasta platea del G20 resta concorde nel sottolineare come le tensioni fra i due principali responsabili delle politiche finanziarie del mondo rappresentino un rischio per l'economia globale.

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