Sembra difficile che, stavolta, la ferita possa rimarginarsi senza lasciare una cicatrice. Tra il M5S e Tito Boeri un tempo si registrava se non accordo, almeno pacifica convivenza. Il titolare dell'Inps aveva trovato un feeling col Movimento sul ricalcolo della pensioni sopra i 4mila euro, bandiera del M5S per sperare di recuperare risorse per il reddito di cittadinanza e pagare l'addio alla Legge Fornero. Ma dopo il caso del Dl Dignità, con il complotto paventato da Di Maio sulle stime sulla disoccupazione (forse) provocata dal suo decreto, la musica è cambiata. Sia Giovanni Tria che il ministro del lavoro, con un duro comunicato, hanno scaricato il presidente dell'Ente pensionistisco. Che ieri ha provato a rispondere per le rime e oggi lancia la sua sfida: "Se mi vogliono cacciare, mi caccino. Io, però, resto al mio posto".
Queste parole, attribuite a Boeri dal Corriere, segnano l'inizio della battaglia sull'Inps. Matteo Salvini da tempo chiede di "pensionare" Boeri. In un primo momento Di Maio aveva fatto scudo, confermando il titolare dell'Inps fino alla scadenza del mandato (febbraio 2019). Ma ieri lo ha scaricato. A dire il vero Boeri è "irritato" non solo dalla posizione del vicepremier grillino ma soprattutto, dice il quotidiano di via Solferino, da quella del ministro di via XX Settembre. "Incredibile, da Tria non me l’aspettavo", avrebbe sbottato Boeri dopo aver capito che il comunicato del Mef e del ministero del Lavoro era autentico. "Se uno studente impreparato viene promosso, la responsabilità non è solo dello studente che non ha studiato ma anche del professore che lo promuove", avrebbe riferito parlando di Tria.
Non solo. Perché Boeri, secondo il Corriere, avrebbe anche sottolineato che la polemica scaturita sulla relazione tecnica al Dl Dignità sarebbe montata sul nulla.
"Se invece di urlare al complotto avessero letto bene quello che c’è scritto nella relazione - avrebbe detto ai suoi - avrebbero avuto tutti gli strumenti per rispondere agli attacchi dell’opposizione". Secondo il titolare dell'Inps, infatti, il Dl non farebbe perdere 80mila posti di lavoro ma la stima "non eccede mai le 8 mila unità in ogni anno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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