L'Antitrust manda la bolletta a Enel, Eni, Hera, A2a, Edison, Acea e Engie: risarcite 2,6 milioni di persone tra i 7,5 milioni di utenti (consumatori, condomini e microimprese) per le indebite variazioni delle clausole contrattuali che avrebbero consentito la modifica unilaterale del prezzo di fornitura dell'energia senza il necessario preavviso, come il Dl Aiuti bis dello scorso 9 agosto (convertito in legge il 21 settembre 2022) vietava fino al 30 aprile 2023. Tra sette giorni, dopo le controdeduzioni delle società che all'unisono - da A2a a Hera - affermano di aver «operato correttamente», sapremo chi ha ragione. Intanto sono scattati i provvedimenti cautelari che intimano la restituzione degli ingiustificati aumenti di prezzo e il ritorno (documentato) alle condizioni pre 10 agosto.
Non è la prima volta che l'Antitrust sanziona alcune società energetiche. Lo scorso ottobre per lo stesso motivo a finire nel mirino furono Iren, Dolomiti, E.On, Iberdrola e un'altra ventina di imprese. Alcune di loro (Dolomiti e Iren) hanno presentato un ricorso che sarà valutato il 22 febbraio 2023. Allora, la giustificazione delle società fu semplice: non sono modifiche unilaterali (pratica vietata) ma semplici rinnovi. Ma per l'Antitrust basta cambiare una singola clausola per incappare nel divieto previsto dall'articolo 3 del decreto Aiuti bis, «in qualsiasi modo essa venga denominata o presentata», atteso che secondo il Codice di condotta commerciale il preavviso non possa essere comunque mai inferiore a tre mesi.
Esulta la Lega (che punta il dito contro A2A), gongolano le società di consumatori, che per prime avevano sollecitato l'Antitrust segnalando le presunte irregolarità. Federconsumatori esprime «grande soddisfazione», Assoutenti chiede «un incontro con Antitrust e Arera (l'autorità che regola il mercato), perché l'intervento sia rivolto ai produttori di energia, non ai venditori», il Codacons invoca «l'intervento di tutte le 104 Procure» ricordando che il prossimo 20 dicembre il Consiglio di Stato dovrà decidere se bloccare o meno tutti gli aumenti di luce e gas nel 2022, con Arera che non ha quasi toccato palla.
Il problema dell'aumento dei prezzi di luce e gas ha preso in contropiede le società che avevano concordato contratti a tariffa fissa. Altre invece hanno registrato potenziali extraprofitti che in teoria dovrebbero essere tassati (il governo stima in 400 milioni di euro le possibili entrate). Ma sulle misure in discussione nella manovra, che prevedono anche un tetto ai ricavi degli impianti delle rinnovabili, gli operatori si sono messi di traverso perché temono una imposizione fiscale eccessiva. Alcune multiutility invece hanno deciso uno sfiancante braccio di ferro con i clienti, altre ancora - sul filo della legge - hanno dichiarato cessato per possibile morosità il contratto, spedendo i malcapitati ex clienti nella tagliola del Fornitore di ultima istanza (per il gas) e al Servizio di salvaguardia (per la luce), a carico della fiscalità generale grazie alla «socializzazione degli oneri non esigibili», modalità che il Giornale aveva ribattezzato «bollette di cittadinanza».
Vista la mole di clienti insolvibili causa crisi energetica, la misura coperta dal 2018 dai famigerati «oneri di sistema» (che il governo ha deciso di continuare a «sterilizzare» dalle bollette), rischia di mandare ko i conti pubblici.Mentre l'Europa litiga sul price cap l'ipotesi dei possibili razionamenti energetici non è ancora definitivamente tramontata. E il freddo vero è già arrivato.
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