Bollette e pensioni, maggioranza in tilt

Ddl Concorrenza e revisori del Mef dividono i partiti, il taglio dell'Irpef per ritrovare unità

Bollette e pensioni, maggioranza in tilt
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C'è «tensione» nella maggioranza. E non è una metafora. Un prima faglia sismica si è registrata sul ddl Concorrenza, dove l'emendamento leghista che prevede il passaggio dei clienti vulnerabili (over 75, beneficiari del bonus elettrico e malati) al servizio a tutele graduali fino al 30 giugno ha suscitato perplessità. La proposta di modifica è passata, ma le componenti più liberali temono ricadute negative per le utility. Si tratta di un aggravio che potrebbe avvicinarsi ai 2 miliardi di euro in tre anni. Non si tratta, infatti, di computare nel calcolo i circa 3,7 milioni di attuali clienti vulnerabili ma di estendere la portata del beneficio a circa 5 milioni di utenze considerati sia il trend demografico che la possibilità per i clienti del mercato libero di tornare sui propri passi.

Un secondo nodo riguarda la manovra con due visioni contrastanti sulle imprese beneficiarie di fondi pubblici. Fratelli d'Italia anche con un emendamento ad hoc ha difeso l'obbligo di mantenere i revisori del Mef nelle società che ricevono almeno un milione di euro di contributi pubblici, considerandolo un elemento di trasparenza e controllo. Di contro, Forza Italia insiste per abolire questa norma «di stampo sovietico», percepita come un'intrusione eccessiva dello Stato nel settore privato.

L'ultimo fronte è quello delle pensioni. Fi, sostenuta dalla Lega, continua a promuovere l'aumento delle pensioni minime almeno a 623 euro (dai 618 euro previsto dalla legge di Bilancio), una misura che avrebbe un forte impatto sociale e politico, specie tra le fasce più deboli. Fratelli d'Italia, in linea con una politica più rigorosa sul fronte fiscale, non ha presentato emendamenti in questa direzione, indicando una maggiore prudenza nell'utilizzo delle risorse disponibili. Sono questioni (insieme al rinvio della sugar tax) di cui il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, discuterà con la premier Giorgia Meloni nel vertice di maggioranza già previsto con l'altro vicepremier Salvini.

Di fronte a queste frizioni tra linee di faglia una possibile sintesi si delinea nell'utilizzo dei proventi derivanti dal

concordato preventivo per finanziare una misura di impatto trasversale: la riduzione dell'aliquota Irpef intermedia dal 35 al 33%. Questo intervento potrebbe rappresentare l'uovo di Colombo per ritrovare la coesione di un tempo.

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