Bolzano, Svp in testa Ma l'alleanza col Pd non è più sufficiente

Boom del partito del fuoriuscito grillino Affluenza al 73,9%, in calo rispetto al 2013

Stefano Filippi

nostro inviato a Bolzano

L'astensionismo ha contagiato anche il Trentino Alto Adige nella giornata in cui si rinnovano i consigli delle due province autonome. A Bolzano ha votato il 73,4 per cento, in calo rispetto al 77,7 di cinque anni fa, con una flessione più marcata nelle valli che nel capoluogo. Affluenza più bassa in Trentino, alle 17 si era recato alle urne poco più di 1 elettore su 3, il 38,7 per cento, ma il dato è stabile rispetto al 2013 quando alla stessa ora era andato alle urne il 38,9 per cento degli elettori e alle 22 il 62,8.

Occhi puntati su Bolzano, dove i seggi si sono chiusi alle 21 e le urne sono state aperte immediatamente, mentre a Trento si è votato un'ora in più ma lo scrutinio comincerà questa mattina. In Alto Adige i primi seggi scrutinati (un campione del 10 per cento) darebbero risultati clamorosi, se confermati al termine dello spoglio. La Südtiroler Volkspartei scenderebbe dal 45,7 per cento di cinque anni fa (con 17 seggi su 35 in consiglio provinciale) attorno al 40. Il secondo partito, a sorpresa, sarebbe il movimento che si è raccolto attorno a Paul Koellensperger, un grillino fuoriuscito che ha catalizzato i voti dei cinquestelle con una lista che raccoglie sia italiani sia tedeschi: si collocherebbe sul 15 per cento abbondante. Al terzo posto la Lega di Salvini che oscilla sul 13 per cento. In sostanza, i grillini precederebbero i salviniani che pure hanno fatto un balzo notevole. Il Pd, che negli ultimi 5 anni ha puntellato la maggioranza relativa della Svp con 2 seggi, sarebbe inchiodato al 4,5 per cento e probabilmente non avrebbe nessun seggio. I Cinque stelle «ufficiali» non supererebbero il 3 per cento.

Svp e Pd sono tradizionali alleati in Alto Adige. Ma l'avanzata del centrodestra e dei grillini è forte, lo è stata lo scorso 4 marzo e i primi scrutini la confermano. Il partito di lingua tedesca ora è a un bivio: ha fatto il tifo per il Pd perché la legge elettorale altoatesina (proporzionale puro) impone un accordo con un partito di lingua italiana e la stabilità dell'alleanza a sinistra era lo scenario preferito da Arno Kompatscher, presidente uscente. Ma le urne hanno bocciato questa strada, privilegiando invece grillini, leghisti e anche i Freiheitlichen (6 per cento), indipendentisti con posizioni politiche sovrapponibili a quelle del governo di Roma: populiste, euroscettiche e anti immigrati.

La maggioranza tra Svp e Pd, insomma, non c'è più. È una svolta storica, che fa crollare un'altra roccaforte del centrosinistra. E il terremoto sarebbe essere completo se in Trentino vincesse Maurizio Fugatti, leghista sottosegretario alla Sanità candidato da tutti i partiti del centrodestra. Il voto in Trentino darà indicazioni su questa unità ritrovata. La Lega conta sull'onda favorevole a Salvini; tuttavia, le incertezze del governo nazionale sulla legge di bilancio, le ambiguità sul rapporto con la Svp (il «prima gli italiani» proclamato a Trento diventa «prima i tirolesi» a Bolzano) e le divisioni interne locali potrebbero avere effetti negativi.

Forza Italia invece vuole rafforzare la presenza di consiglieri di lingua italiana a Bolzano ma soprattutto dare la spallata a Trento dimostrando che l'alveo naturale della Lega è sempre il centrodestra unito e non

il contratto con i Cinque stelle. Nei giorni scorsi Silvio Berlusconi lo ha ripetuto in tutte le manifestazioni elettorali alle quali ha partecipato, denunciando i rischi di una deriva autoritaria e l'incapacità dei Cinque stelle.

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