Il trappolone è pronto: la bomba Mps si innesca pochi giorni dopo l'annuncio del segretario del Pd Enrico Letta di correre per le suppletive nel collegio di Siena. E stavolta, altro indizio pericoloso, anche Matteo Renzi è d'accordo sulla candidatura di Letta.
Terzo indizio: Andrea Marcucci, ex capogruppo dei dem a Palazzo Madama, toscano e voce critica nel Pd, dalle colonne de La Nazione, «benedice» la corsa del segretario. La prova inconfutabile non c'è: ma i tre indizi aprono al Nazareno la caccia alle streghe su Siena. Dietro una partita facile si nasconde il trappolone. La domanda che scuote l'inner circle è semplice: chi ha convinto il segretario alla sfida nello sventurato collegio toscano, dopo le iniziali titubanze? E poi: per quale ragione UniCredit ha anticipato il piano di annessione dell'istituto senese in modo assolutamente non previsto? E poi aleggiano, dalle parti del Nazareno, tanti sospetti. Perché una fusione così onerosa non è stata annunciata a urne chiuse? Ma soprattutto c'è una relazione tra i due fatti? Ovvero chi ha consigliato Letta sapeva che Unicredit avrebbe bruciato i tempi? Dubbi che tormentano l'estate di Letta.
L'esplosione della bomba Mps, i piani lacrime e sangue annunciati da Unicredit con chiusure ed esuberi, rischia di trasformare le suppletive di Siena da elezione sonnacchiosa, di fatto senza avversari, in una prova del fuoco. Il segretario del Pd non è sereno. Ma ora non può tornare indietro. Letta ha deciso di accettare la sfida di Siena, dopo le dimissioni di Pier Carlo Padoan, per entrare in Parlamento in vista dell'importante passaggio, febbraio 2022, dell'elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Vuole gestire le trattative da dentro, per tenere il gruppo dem compatto. Rivede l'incubo dei 101 franchi tiratori che affossarono la candidatura al Colle nel 2013 di Romano Prodi. I sospettati sono i parlamentari di Base riformista, la corrente guidata da Lotti e Guerini. Oggi però il vero timore è un altro: Letta rischia di arrivare all'elezione del prossimo Capo dello Stato da semplice militante. La battuta gira al Nazareno. Su Siena Letta si sta giocando la permanenza alla guida del Pd. Ed ecco che dubbi e preoccupazioni assalgono i fedelissimi dell'ex premier. Siena non è più una passeggiata. L'asse con Giuseppe Conte non dà alcuna garanzia: nel M5s è in atto una violentissima resa dei conti tra il leader e il ministro degli Esteri Luigi di Maio.
I più terrorizzati dalla sfida di Siena sono gli orlandiani: «Stanno preparando un agguato?», si chiedono. Precisando che «a suo tempo suggerirono a Letta di non candidarsi».
Ma chi lo avrebbe spinto nel trappolone di Siena? I dubbi ancora una volta ricadono sull'uomo dei misteri, sempre il solito, Dario Franceschini. Il ministro della Cultura, in religioso silenzio dopo la sostituzione a capo delegazione proprio con l'odiato Andrea Orlando, prepara la vendetta? C'è un altro indizio che porta a Franceschini: l'eterno Dario sta giocando la sua personale partita per il Colle. Letta sarebbe un ostacolo.
Tolto l'ostacolo, la trattativa può riprendere. Il centrodestra fiuta l'aria. E si prepara al colpaccio: dopo settimane di silenzio cresce l'opzione di schierare contro Letta il temutissimo sindaco di Siena Luigi de Mossi. Ecco l'incubo delle notti estive di Letta.
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