Bombe, morti e feriti: è la tregua secondo Putin

Altro che cessate il fuoco: raffica di raid sull'Ucraina. E Mosca pensa a una nuova leva da 500mila soldati

Bombe, morti e feriti: è la tregua secondo Putin

Che la parola dei russi valga meno di un rublo bucato ormai è un dato di fatto assodato in questi 319 giorni di guerra. Ma il dato di infamia raggiunto ieri, forse, non ha pari. Prima Putin dichiara in pompa magna un cessate il fuoco in occasione del Natale ortodosso, poi il suo esercito bombarda a tappeto l'Ucraina, in particolare il già martoriato oblast di Kherson. Proprio mentre lui si faceva approntare una Messa personalizzata nella cappella del Cremlino, secondo quanto riferisce Kiev, le forze russe hanno bombardato la regione di Kherson per 39 volte nel giro di 24 ore, causando una vittima e sette feriti. Ennesima dimostrazione di quanto tutte le voci che escono dai palazzi del potere russo non abbiano alcuna attendibilità.

Eppure anche ieri, nonostante l'evidenza dei fatti, le menzogne piovevano come bombe. Il ministro della Difesa russo Igor Konashenkov, ha detto che «la Russia continua a osservare la tregua per il Natale ortodosso in Ucraina, malgrado gli attacchi da parte di Kiev in violazione di essa». Il governatore del Kherson Yaroslav Yanushevich ha invece riferito di attacchi «con artiglieria, cannoni antiaerei, mortai e carri armati» che hanno colpito «edifici privati, condomini e una caserma dei vigili del fuoco». Bombardate le regioni dell'Est e del Sud dove si contano tre morti e 14 feriti. Pesanti combattimenti sono stati segnalati anche a Soledar, nella regione di Donetsk, dove i russi starebbero perdendo terreno.

Parole di speranza miste a rabbia sono arrivate dal Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Sviatoslav Shevchuk nel corso delle celebrazioni per il Natale ortodosso. «Cristo è venuto oggi per essere nato nel corpo dell'Ucraina martoriata, crocifissa e ferita. Forse suona paradossale, ma la nostra vittoria in questa guerra non avverrà con la forza dei potenti di questo mondo, ma con la potenza del Figlio di Dio appena nato», mentre il primate Epifanio, metropolita di Kiev ha parlato di «vittoria morale già conquistata» dall'Ucraina. Il patriarca russo Kirill, braccio spirituale del regime e da sempre violentissimo nei toni, ha detto che «russi e ucraini sono un'unica nazione e la Chiesa deve fare di tutto affinché non diventino nemici», anche se poco tempo fa aveva parlato di guerra giusta e di nemici da schiacciare. La questione religiosa resta comunque parte importante del conflitto. Il presidente ucraino Zelensky ha sospeso la cittadinanza a 13 sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, dopo le perquisizioni in alcune chiese in cui l'intelligence ha trovato basi operative dell'esercito. Una scelta che la sempre ineffabile portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha bollato come «satanismo».

Mentre il conflitto va avanti, tra bombardamenti e scontri a terra, il gelo invernale ha fatto i problemi dell'esercito di Mosca, con pochi uomini e male equipaggiati, addirittura sprovvisti delle fondamentali divise invernali. Per cercare di migliorare una situazione che non va come al Cremlino avevano immaginato, secondo fonti ucraine, la Russia sarebbe pronta a mobilitare in gennaio altri 500mila coscritti, in aggiunta ai 300 mila dello scorso ottobre, molti dei quali, privi di addestramento specifico, sarebbero caduti sul campo.

La notizia sarebbe un'ulteriore e pesantissima conferma di quanto Putin in realtà non abbia alcuna intenzione di porre fine al conflitto, al di là delle solite, roboanti ma completamente vuote, dichiarazioni di facciata. Che valgono poco o nulla. E a cui, ormai, non crede più nessuno.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica