Stefano Bonaccini predica calma e gesso, perché l'esecutivo di centrodestra non cadrà. Il neo-candidato alla segreteria del Partito Democratico, ospite a Mezz'ora in + su Rai 3, lascia intendere di puntare a vincere le elezioni tra cinque anni e non prima: «Questo governo durerà e al Pd farà bene stare all'opposizione». La parola chiave del suo discorso è «prospettiva». La strategia è quella che non è riuscita a Letta: il «campo largo», magari riponendo negli archivi la formula. «Costruire un nuovo campo di alleanze, perché poi abbiamo visto alla prova dei fatti, e credo questo riguardi anche il Movimento 5 Stelle e il Terzo polo, che se arriviamo divisi si perde», osserva il presidente di Regione. Sono tanti quelli pronti a supportarlo, sia nella prima fase congressuale sia nella seconda. Sono soprattutto pronti tanti sindaci, oltre ai simpatizzanti e agli iscritti che pretendono un cambiamento profondo. Tra gli amministratori di peso, c'è Eugenio Giani, governatore della Toscana, a garantire supporto: «La concretezza del buon amministratore e l'idealità di un uomo che sa sollevare attraverso proposte i valori e i principi la rappresentanza dei più deboli, della classe operaia», decanta. Poi Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, che endorsa via Twitter. Insomma l'elenco è lungo. «Volto da moderato e, fattore che non valeva per Matteo Renzi, provenienza comunista: vincerà», assicurano fonti vicine ai dem. «Neppure l'Annunziata, che è di sinistra-sinistra, è riuscita a metterlo in difficoltà», aggiungono. E se quella con Elly Schlein, per il vertice regionale dell'Emilia-Romagna, sarebbe una «bella sfida», lo schema probabile rimane una riedizione di una corsa a tre. Come nel caso di Renzi-Cuperlo-Civati, con la Schlein a fare la parte dell'attuale leader di Possibile (immaginiamo che confidi in una parabola molto diversa), cioè abbastanza debole tra i tesserati ma abbastanza forte nelle primarie aperte. Il contrario esatto del probabile esito elettorale di una candidatura di Andrea Orlando.
Il secondo gradino del podio (il primo sembra già occupato) sarà più conteso del previsto. L'ex ministro del Lavoro ha un problema: se scegliesse di restare fuori dai giochi, la sinistra del partito finirebbe nelle mani dell'ex vice di Bonaccini in Regione. La Schlein può contare per ora soltanto su Romano Prodi, che la segue dai tempi della battaglia sui famosi 101, e su Dario Franceschini. Plausibile che il segretario Enrico Letta la appoggi ma magari senza endorsement ufficiale. Le pressioni per la candidatura dell'ex membro del governo Draghi arrivano dal basso: gli iscritti ex diessini, la Cgil, chi non vuole che il Pd diventi un partito radicale di massa senza troppi accenti sui diritti dei lavoratori. Per questo motivo, ambienti vicini al Nazareno si dicono certi che la riserva verrà sciolta in maniera positiva. E che Orlando alla fine rappresenterà anche il mondo dell'ex segretario Nicola Zingaretti e di Goffredo Bettini, che sono pronti a sostenerlo. Dario Nardella, per mesi in odor di candidatura, ha fatto gli auguri a Bonaccini: «In questi giorni con Stefano come con gli altri protagonisti politici di questo congresso c'è un dialogo aperto e costruttivo», fa presente il sindaco di Firenze. Si tratta di un segnale di resa, forse, uno dei tanti che potrebbero arrivare da qui a qualche settimana.
La comunità di Campogalliano, poco dopo l'annuncio ufficiale, dona a Bonaccini alcune simboliche corde anti-vento.L'invito è quello di «resistere alle correnti». Siamo ai nastri di partenza ma sul risultato finale, nel Pd, c'è chi ha già scommesso.
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