Bonafede scopre solo ora le correnti però la sua riforma le valorizza

I dubbi sulle modifiche al Csm annunciate dal Guardasigilli

Bonafede scopre solo ora le correnti però la sua riforma le valorizza

Bonafede ha scoperto le correnti. Il Guardasigilli, parlando alla Stampa, promette una riforma che stroncherà «le degenerazioni malate del correntismo» e che alzerà «un muro tra giudici e partiti». Peccato che sulla riforma «precotta» dal ministro della Giustizia l'opposizione sembra pronta ad alzare le barricate, e manifesta un livello di fiducia decisamente basso nella capacità del ministro di tener fede ai suoi impegni, quanto alla riforma del Csm. Bonafede, nell'intervista, parla diffusamente del problema delle correnti nell'organo di autogoverno della magistratura. Ma spiega di aver elaborato lui la ricetta, e di aver trovato «sintonia» nella maggioranza. Dunque, la bozza della riforma nasce tutta in casa, e allora che ne è dell'apertura al dialogo con le opposizioni? Se lo domandano in tanti. Anche il sito Affaritaliani.it, che boccia sul nascere la proposta di riforma, sostenendo, per cominciare, che nei 24 articoli della prima stesura presentata ai partiti della maggioranza le correnti, per dire, nemmeno vengono citate. Insomma, la riforma così come nasce sembrerebbe dare semmai più poteri alle correnti, per il meccanismo del doppio turno nell'elezione dei componenti dell'organo di autogoverno della magistratura e per altre «previsioni» discutibili, come la possibilità difesa da Bonafede nella sua intervista che avrà il nuovo Csm di «esercitare la supervisione e il controllo sul funzionamento degli uffici delle procure».

Le premesse, insomma, non sono delle migliori. E in molti ricordano come, nella sua nota, il Quirinale abbia invitato il Parlamento a occuparsi della riforma del Csm, non delegando il compito al governo e al Guardasigilli. E tra i primi a mandare un avviso a Bonafede è il responsabile giustizia di Forza Italia, Enrico Costa: «Se l'idea è quella di notificarci un testo già scritto con la sua maggioranza e lasciarci di fronte ad un prendere o lasciare, si può risparmiare l'invito», spiega l'esponente degli azzurri. «Quando si tratta di stabilire le regole di funzionamento di un organo a rilevanza costituzionale, che incidono sull'equilibrio tra poteri dello Stato, il protagonista deve essere il Parlamento, tutto il Parlamento, come per la legge elettorale», insiste Costa. A cui fa eco il portavoce azzurro Giorgio Mulé, chiedendo una «riforma corale della Giustizia e della Magistratura, una riforma armoniosa e strutturale che limiti i poteri e ne esalti i meriti» per voltare pagina. Duro anche il capogruppo del Carroccio a Montecitorio, Riccardo Molinari, che sulla riforma invita il Quirinale a indicare delle linee guida al Parlamento e taglia corto: «Mattarella non può lasciarla in mano a Bonafede. Mi vengono i brividi al solo pensiero».

La Lega, peraltro, con Giulia Bongiorno e altri parlamentari sulla giustizia chiede anche l'annullamento delle nomine «fatte (con quali criteri di merito?) negli ultimi due anni».

Anche Cambiamo con Toti in una nota se la prende con «l'uomo solo al comando» Conte, che «prima dice di voler collaborare in tutti i campi con l'opposizione poi continua a fare il contrario», invitando il premier a convocare tutte le forze politiche e ad evitare «che in Parlamento una riforma non condivisa si trasformi nella ennesima battaglia di una sola parte che servirà a spaccare ancor di più l'Italia».

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