Borghi agita lo spettro Italexit: "Usciamo se non cambia nulla"

Il leghista lancia un messaggio chiaro: "Se dopo il 26 maggio non si fermano le politiche anti-Italia, l'uscita è un'ipotesi"

Borghi agita lo spettro Italexit: "Usciamo se non cambia nulla"

Il voto delle Europee del prossimo 26 maggio potrebbe dare un pesante scossone a tutta l'Unione Europea. La sfida di fatto sarà tra un campo moderato e filo-europeista e uno sovranista che chiede nuove regole all'interno dell'Unione. Sul campo delle Europee si giocherà anche la partita del nostro govenro gialloverde che di fatto con le continue tensioni su Tav, Autonomia e Diciotti, vivrà l'appuntamento di maggio come una sorta di resa dei conti nei consensi tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle. Ma ad agitare le acque per le Europee arrivano anche le parole del presidente della commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi. L'esponente leghista all'Agi rilancia l'ipotesi di una Italexit dall'Unione nel caso in cui non dovessero cambiare le politiche "anti-Italia di Bruxelles" dopo il voto del 26 maggio. Le parole di Borghi sono molto chiare: "Il voto europeo del 26 maggio rappresenta la nostra ultima speranza per cambiare l’Unione europea: se non si riuscisse a cambiare nulla e l’Europa continuasse con politiche dannose per l’Italia, io, personalmente, suggerirei di uscirne". E ancora: "Ovviamente non è così facile uscire come dirlo, e lo abbiamo visto con Brexit. Ma a un certo punto ci deve essere un limite oltre il quale si smette di subire".

Il presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio poi ha spiegato cosa c'è dietro questa sua proposta: "Le mie considerazioni partono da una cifra, che ho sentito dal Direttore generale della Banca d’Italia, Rossi, ovvero che dal 2000 a oggi l’Italia è cresciuta del 3%ì. La cosa fa riflettere: non è possibile, sulla base di due decenni perduti, continuare a parlare dell’esperimento dell’Ue come una cosa positiva. Evidentemente, questo ambiente per l’Italia è risultato tossico, diversamente che per altri Paesi". Infine propone una sua ricetta per cambiare volto all'Unione: "Tra le soluzioni che vi potrebbero essere, per esempio, propongo di passare dalla politica di obiettivo "deficit zero" alla politica "disoccupazione zerio". Se gli obiettivi dell’Ue si spostassero, anche i trasferimenti interni sarebbero differenti - ha sostenuto - Si dovrebbe inoltre passare da un mondo in cui si vive sotto la minaccia dello spread, limitando la possibilità di pensiero e l’iniziativa politica all’interno degli Stati, a un mondo in cui la Bce è prestatore di ultima istanza e quindi lo spread non esiste". Parole forti che certamente faranno discutere. Il braccio di ferro tra Ue e governo dunque non si chiude. Il Movimento Cinque Stelle però con il capogruppo D'uva risponde a stretto giro e frena il leghista: "Non abbiamo alcuna intenzione di uscire dalla Ue, per questa ragione sarebbe meglio evitare dichiarazioni che possano mettere a rischio la fiducia degli investitori e di conseguenza la nostra economia". Infine va sottolineata la reazione di del presidente del Parlamento Europea, Antonio Tajani che su Twitter scrive: "Il governo italiano dica chiaramente se vuole uscire dall’euro e dall’Unione europea. Troppe ambiguità e dichiarazioni sconsiderate provocano solo danni all’Italia e agli italiani".

Dopo poche ore però è stato lo stesso

Matteo Salvini a intervenire per placare l'irritazione generale, in primis degli alleati pentastellati: "Non abbiamo alcuna intenzione di uscire dall'Europa, vogliamo cambiarla, migliorarla, ma non abbandonarla".

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