Borsellino e i depistaggi nell'indagine: indagati i pm che sentirono Scarantino

Gli audio del falso pentito, avviso per calunnia a Petralia e Palma

Borsellino e i depistaggi nell'indagine: indagati i pm che sentirono Scarantino

Spunta dopo 27 anni una serie di registrazioni e atti apparentemente dispersi, tra cui 19 cassette con colloqui e interrogatori. E per la prima volta dopo ben 27 anni due magistrati finiscono indagati nell'inchiesta sui depistaggi delle indagini sull'uccisione di Paolo Borsellino e sulla collaborazione del pentito Vincenzo Scarantino, poi rivelatasi inquinata e falsa. A Messina, competente per le toghe di Caltanissetta (la procura titolare delle inchieste sulle stragi del '92) sono stati iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di calunnia aggravata i primi pm che all'epoca indagarono sull'autobomba del '92 e che ascoltarono Scarantino. Si tratta di Carmelo Petralia, adesso procuratore aggiunto a Catania, e di Annamaria Palma, adesso avvocato generale a Palermo.

Un atto dovuto, l'indagine sui pm che per primi - con l'allora procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra, che però è morto - ascoltarono il falso pentito Scarantino. Il prossimo 19 giugno al Racis dei carabinieri a Roma, infatti, si svolgerà un accertamento tecnico irripetibile sui «supporti magnetici» che contengono le registrazioni delle dichiarazioni di Scarantino. Una sorta di incidente probatorio, per verificare l'esistenza di tracce che possano dare indicazioni sugli autori del depistaggio, atto irripetibile che impone l'avviso delle parti. La notizia è venuta fuori ieri quando l'accertamento è stato notificato alle parti offese (senza però i nomi dei magistrati), e cioè gli accusati da Scarantino che hanno subito il carcere per anni prima di essere scagionati dalla revisione del processo.

A mandare gli atti ai pm di Messina i magistrati di Caltanissetta che tuttora indagano sul depistaggio, che avevano trasmesso ai colleghi il fascicolo con i nomi dei magistrati che si erano occupati delle indagini sulla strage Borsellino, e cioè Tinebra, Petralia, la Palma e Nino Di Matteo, l'ex pm della trattativa Stato-mafia. Tra i documenti inviati anche la sentenza del Borsellino quater in cui si denunciavano anche gravi omissioni nel coordinamento dell'indagine, costata la condanna all'ergastolo di otto innocenti, coordinamento che spettava ai pm dell'epoca. Sempre a Caltanissetta, sul depistaggio, è in corso il processo che vede imputati tre poliziotti, il dirigente Mario Bo', i sottufficiali Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di aver contribuito a creare il falso pentito Scarantino. Quest'ultimo, al processo, nei giorni scorsi ha accusato i poliziotti, ma ha scagionato i magistrati.

Un colpo di scena, l'indagine sugli ex pm. Che si aggiunge a quelli che negli anni hanno contrassegnato l'inchiesta sull'eccidio del 19 luglio del '92 a Palermo in via D'Amelio tra depistaggi, falsi pentiti, innocenti condannati e processo da rifare ex novo.

Fiammetta Borsellino, la più giovane dei tre figli di Paolo Borsellino che negli ultimi anni si è battuta nella ricerca della verità, senza lesinare attacchi anche ai magistrati compreso Di Matteo, sceglie il silenzio: «Preferisco non parlare di indagini in corso», dice all'AdnKronos. Esulta invece su Twitter Maurizio Gasparri (Fi): «Onore a Falcone e Borsellino, disonore per le toghe indagate per depistaggi. De Raho aveva anticipato l'avviso».

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