Niente problemi al cuore, come si era ipotizzato in un primo momento. E fortunatamente nemmeno Covid o polmonite. Il malore del Papa, che mercoledì pomeriggio è stato portato in ambulanza al Policlinico Gemelli di Roma, è stato causato da una lieve infezione polmonare. Una bronchite. La Tac a cuore e polmoni non ha evidenziato versamenti. Secondo quanto si apprende da fonti ospedaliere, l'infezione sarebbe stata provocata da un virus.
Ieri mattina il pontefice presentava ancora qualche linea di febbre - che passerà non appena farà effetto la terapia contro l'infezione - ma i medici sono ottimisti. «Il quadro clinico è in miglioramento» conferma il portavoce vaticano Matteo Bruni. Intanto proseguono i controlli ematici e quelli della saturazione dell'ossigeno e continua la terapia per endovena di antibiotici e antinfiammatori che andrà avanti ancora per qualche giorno.
Il grande equilibrio cardio-respiratorio e la delicatezza della situazione, vista l'età e l'affaticamento del paziente, prevedono che i controlli avvengano parallelamente sulla funzionalità del respiro e su quella cardiaca. I due apparati sono fortemente legati e l'affaticamento di uno incide sull'altro.
A convincere Francesco - anche stavolta - a chiamare l'ambulanza è stato il suo fedelissimo infermiere Massimiliano Strappetti che gli fa da spalla, soprattutto in questo ultimo periodo in cui il Papa sembra aver preso peso ed è particolarmente affaticato dai problemi al ginocchio. Strappetti aveva convinto il Papa anche nel 2021 dicendogli che era arrivato il momento dell'operazione al colon e non era il caso di rimandare. Da lì si è conquistato un ruolo di fiducia ed è diventato il primo infermiere papale nominato in Vaticano. Oltre a Strappetti, a fianco del Papa ruota uno staff di specialisti e assistenti. Due primari, un secondo infermiere. A questi si aggiunge Andrea Arcangeli, direttore della Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano. E poi ci sono i radiologi che mercoledì hanno contribuito a chiarire il quadro clinico. Nello stesso ospedale c'è un altro medico che ha già seguito il Pontefice per l'intervento al colon, il chirurgo Sergio Alfieri, che ha avuto il compito nel precedente ricovero di risolvere una stenosi diverticolare sintomatica del colon e che può contribuire con la sua esperienza a valutare lo stato di salute generale. Il professor Luca Richeldi, direttore della unità operativa di Pneumologia e ordinario di Malattie dell'Apparato Respiratorio, è in prima linea per trattare l'infezione respiratoria. Richeldi è noto anche per il suo impegno durante la pandemia all'interno del Comitato tecnico scientifico (Cts) ed è stato presidente della Società italiana di pneumologia. La situazione cardiologica è sotto il controllo del professor Filippo Crea, ordinario di Cardiologia dell'Università Cattolica e direttore della unità di Cardiologia.
Tutti concordano nel dire che un po' di riposo sia assolutamente necessario per il Papa, per questo sono stati sospesi gli impegni pre pasquali. Anche perché, da giovane a Bergoglio venne asportata parte di un polmone a causa di una grave polmonite e qualche cautela in più, anche se si tratta solo di bronchite, non guasta. Era la fine degli anni Cinquanta e a quei tempi non c'erano terapie come quelle di oggi. L'asportazione non ha provocato conseguenze di alcun tipo e l'attività respiratoria è stata perfettamente compensata dall'altro polmone consentendo al Papa una vita normale.
Il policlinico intanto è preso d'assedio dai giornalisti.
Ieri mattina sono arrivati nel piazzale anche gli inviati di testate straniere, pronti a raccontare le evoluzioni del ricovero o, se sono fortunati, a riprendere un saluto dalla finestra del decimo piano. Papa Francesco ne sarebbe capace.
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