Btp Valore, l'Ocse plaude alla politica di Giorgetti

Plauso dell'Ocse alla politica del debito pubblico adottata dal governo Meloni con il collocamento del Btp Valore e di altri titoli destinati ai piccoli risparmiatori

Btp Valore, l'Ocse plaude alla politica di Giorgetti
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Plauso dell'Ocse alla politica del debito pubblico adottata dal governo Meloni con il collocamento del Btp Valore e di altri titoli destinati ai piccoli risparmiatori. Non è tempo, però, per dormire sugli allori perché, in concomitanza con la Nadef, il governo dovrà tracciare la rotta per riportare deficit e debito entro i sentieri di sostenibilità previsti dai parametri del Trattato di Maastricht secondo quanto previsto dalla riforma del Patto di Stabilità. Il Global debt report dell'Ocse pubblicato ieri stima che l'Italia sia «in controtendenza rispetto al trend generale di rialzo della spesa per interessi sul Pil insieme alla Gran Bretagna; il rapporto si è ridotto nel 2023 a causa del calo dell'inflazione» e questo determinerà «minori spese» sullo stock di bond legati all'inflazione. Un altro elemento meritorio è rappresentato dal collocamento delle emissioni di titoli di Stato presso il mercato retail, cioè dei piccoli risparmiatori (come il Btp Valore che la scorsa settima ha registrato richieste per oltre 18 miliardi), che ha raggiunto nel 2023 in Italia una percentuale pari all'8% del debito. La strategia dell'Italia rappresenta «un modo appropriato per diversificare» la domanda, ha commentato Carmine Di Noia, direttore Affari finanziari dell'Ocse.

Tuttavia non ci si può sedere sugli allori perché l'Italia è tra i cinque paesi dall'Ocse che registreranno i maggiori livelli di titoli di Stato e obbligazioni societarie in scadenza rispetto al Pil da qui al 2026. In particolare, il nostro Paese con scadenze pari a un terzo del Pil è seconda da sola dietro al Giappone (52%) e davanti a Usa (27%) e Francia (20%). Si tratta anche di un avviso a Bce e Fed affinché abbassino i tassi. L'Europa non ha tardato a rispondere a questa chiamata. Il 2025 sarà una sfida perché «sarà un momento di consolidamento».

La riforma del Patto di stabilità impone ai Paesi di sottoporre i loro piani strutturali di consolidamento entro «il 20 settembre» di quest'anno. I piani, sottolineano fonti dell'Eurogruppo, «formeranno il quadro pluriennale all'interno del quale inserire le manovre del prossimo anno».

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