Via dal Nord dell'Ucraina per intensificare l'offensiva nel Donbass e dare intanto respiro ai soldati sfiancati da oltre un mese di combattimenti. Una ritirata tattica per riorganizzare le truppe che costringe i russi a lasciare i territori occupati, che giorno dopo giorno vengono riconquistati dagli ucraini. Una trentina di insediamenti fino a ieri, come ha confermato il consigliere presidenziale ucraino Oleksiy Arestovych parlando alla televisione nazionale. Anche l'aeroporto strategico di Gostomel, teatro di violenti combattimenti nei primi giorni di guerra, e la città chiave di Brovary, a Est della capitale, sono di nuovo sotto il controllo dell'esercito ucraino. Liberata Bucha, dove le forze di Kiev hanno affermato di aver trovato prove di atrocità commesse dai russi ai danni dei cittadini e hanno diffuso video che mostrano cadaveri di civili, almeno venti corpi abbandonati in strada, uno con le mani legate dietro alla schiena. Il sindaco della città ha parlato di «300 persone sepolte in fosse comuni». Il viceministro della Difesa ha confermato che «l'Ucraina ha ripreso il controllo dell'intera regione di Kiev». Ma adesso c'è il problema delle mine disseminate dai russi in ritirata, non solo nelle case colpite dagli attacchi, ma anche nei corpi senza vita delle vittime. È lo stesso presidente Zelensky ad avvertire la popolazione: «Ci sono molti cavi di innesco e altri pericoli». La bandiera giallo-blu è tornata a sventolare anche sulla centrale nucleare dismessa di Chernobyl, dopo che i militari di Mosca - molti dei quali pare contaminati dalle radiazioni - si sono ritirati per rientrare in Bielorussia. Nell'Ucraina centrale continuano intanto a cadere missili. Ieri mattina nelle città di Poltava e Kremenchuk sono stati colpiti edifici residenziali, infrastrutture e un impianto industriale, mentre l'aviazione russa hai distrutto gli aeroporti militari di Poltava e Dnepropetrovsk con missili ad alta precisione. Le truppe ucraine stanno tenendo invece la linea del fronte a est, teatro di pesanti battaglie. Le autorità di Kiev segnalano intensi scontri anche a sud, in particolare a Mariupol, la città martire sotto assedio ma non ancora caduta, e nella regione di Kherson, dove sarebbero state liberate undici località. Da queste parti, nelle regioni orientali e meridionali del Paese, si aspettano «pesanti battaglie». «Non facciamoci illusioni», ha detto in tv il consigliere presidenziale ucraino Oleksiy Arestovych. Intanto l'evacuazione di Mariupol procede a rilento. C'è attesa per l'arrivo di un convoglio della Croce Rossa che dovrà monitorare le operazioni e di dieci autobus destinati a mettere in sicurezza 500 civili, l'ennesimo tentativo. Venerdì 3mila persone sono riuscite a lasciare la città e ieri era prevista l'apertura di un nuovo corridoio. Un'altra opportunità è stata offerta dalla Turchia, pronta a fornire navi per l'evacuazione di civili e feriti da Mariupol. È stato il ministro della Difesa turco Hulusi Akar a dirlo, sottolineando la necessità di un cessate il fuoco immediato e il funzionamento sicuro dei corridoi di evacuazione. «Il mondo intero deve reagire a questa catastrofe umanitaria», ha detto Zelensky.
A Kharkiv, seconda città del Paese, gli ucraini affermano intanto di essersi impadroniti di un'importante via di comunicazione. «Le nostre forze si sono assicurate il controllo di una direttrice chiave a Kharkiv, dopo pesanti combattimenti», ha fatto sapere il ministero della Difesa. Sempre in questa zona l'esplosione della diga di Oskol colpita in un attacco ha provocato l'esondazione di un fiume, le cui acque hanno raggiunto i centri di Studenko e Sviatohirsk. Nel villaggio di Balakleya è stato invece colpito l'ospedale, costringendo circa 70 persone, tra pazienti e personale medico, ad evacuare.
Nell'oblast di Zaporizhzhia, a Enerhodar, nel sud, le forze russe hanno sparato su una manifestazione pacifica. Si sono uditi colpi ed esplosioni. E in un video diffuso sul canale Telegram di Ukraine Now si vede la gente scappare. I russi avrebbero arrestato un numero imprecisato di persone che si opponevano all'occupazione.
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