Tre ore e quarantacinque minuti di serrato faccia a faccia tra Salvatore Buzzi e i pm di Mafia Capitale. Ecco la versione di Buzzi: dichiarazioni spontanee del capo della coop 29 Giugno, che il 31 marzo scorso ha voluto dire la sua sulle contestazioni della procura di Roma, di fronte ai pm Michele Prestipino e Giuseppe Cascini. In quell'incontro, i cui contenuti sono stati trascritti in 110 pagine, Buzzi parla di tutto. Dei suoi rapporti con Massimo Carminati (che ieri, interrogato in videoconferenza, ha definito «una brava persona»), degli agganci con la politica, degli appalti. Difende se stesso e il lavoro della coop. E, anzi, punta il dito contro altri. Su Mineo, addirittura, ipotizza che, se dice quello che sa, «cade il governo». E se la prende anche con la giunta capitolina di Ignazio Marino.
«IO CON QUEL CARA NON C'ENTRO MA SU MINEO CADE IL GOVERNO»
Parlando di immigrati, Buzzi accenna all'appalto del Cara di Mineo, vicenda per la quale in Sicilia è indagato il sottosegretario all'agricoltura Giuseppe Castiglione (Ncd). Sul punto Buzzi sembra stranamente titubante: «C'avrei da parlare di Mineo, dottore, però Mineo non è competenza vostra. Mineo è competenza di Catania». I pm gli ricordano che «può dire tutto quello che vuole, che lei ritiene utile per la sua difesa», ma lui spiega: «Mi ci dovete far pensare un attimo... perché su Mineo casca il governo». Per i pm sono «frasi inutili». «Noi - dicono - facciamo i magistrati». Il capo della 29 Giugno sembra impaurito. «Io potrei, cioè, se possiamo spegnere (il registratore, ndr ) glielo dico». I magistrati ovviamente non ci stanno, ma Buzzi ci riprova: «Dott Cascini, se lo può spegnere un secondo parliamo». «Non si può!», risponde Prestipino. E Buzzi cambia argomento. Solo a fine verbale, dopo una pausa di 15 minuti col suo legale, torna a parlare della vicenda. Raccontando quello che ha saputo da Odevaine. E cioè che nel 2012 «il Comune, il Consorzio indice la gara, e il Castiglione, insomma, che credo sia fortemente interessato a questa cosa, fa sì che la gara venga poi aggiudicata, almeno così... venga, insomma, indicato chi è il soggetto che dovesse vincere la gara». Idem nel 2014, quando, continua Buzzi, «la gara è stata riaggiudicata con un bando sartoriale, come dice Cantone», perché «se tu mi prevedi un bando che doveva avere il centro cottura a 20 km, e ce l'ho solo io il centro cottura a 20 km, solo io possono partecipare. Nessuno poté partecipare, questo è quello che mi ha raccontato Odevaine. È la gara da 150 milioni di euro, eh?».
«DA MARINO 76 MILIONI SENZA GARA E SAREI IO IL GRANDE CORRUTTORE?»
Parlando di Luca Odevaine, da lui «stipendiato» con 5mila euro al mese, Buzzi minimizza il suo ruolo nell'organizzazione, negando che l'ex braccio destro di Veltroni potesse, come sostiene la procura, «orientare» i flussi di immigrati o aumentare il numero di quelli destinati a Roma. Sui quali, invece, secondo il capo della 29 Giugno, è proprio la giunta Marino che avrebbe qualcosa da giustificare, tanto da aver denunciato la questione all'Antimafia. Invano. «Noi l'immigrato... da Odevaine, il rapporto di 5mila euro che gli abbiamo dato, non l'abbiamo mai preso - attacca Buzzi - perché i famosi duemila e cinquecento posti Sprar, e questo tengo a verbalizzarlo perché ho chiesto, ho chiesto un'audizione all'antimafia e non me l'hanno data, mo glielo dico a lei però, perché i 2.500 posti Sprar del Comune di Roma è una decisione autonoma del Comune di Roma». Insomma, «il dottor Odevaine, Luca non c'entra niente».
Mentre per quei 2.500 immigrati da accogliere, dal Campidoglio secondo Buzzi «è stata fatta una procedura senza gara e senza bando». Buzzi si rivolge al pm: «76 milioni di euro di affidamento, dottor Cascini. Giunta Marino eh? (...) tu se fossi un'amministrazione corretta, chiami tutti gli organismi che operano con te e gli dici “ci saranno 2.500 posti Sprar, presentate i progetti che li valuteremo”, o fai un bando, fai una cosa, non fu fatto nulla». Il «rosso» è un fiume in piena, e ironizza ancora sul punto: «Quindi una giunta comunale che mi fa un'assegnazione Sprar per 76 milioni di euro, 76 milioni di euro, senza gara e senza bando, e poi io sono il grande corruttore, eh? Giunta Marino». Poi spiega di aver contattato l'Antimafia, che non lo ha mai convocato: «Io ho scritto alla dottoressa Bindi di essere sentito perché ce ne avrei di cose sul Comune di Roma, però non mi hanno voluto sentire, quindi…». Per Buzzi, peraltro, questa è la consuetudine al Campidoglio, non l'eccezione. «Le dico che la gran parte delle gare del Comune di Roma è fatta in affidamento diretto e non sono fatte gare. Questo però si evince dall'Autorità Anticorruzione, non lo dico io, lo dice Cantone, l'ha detto eh? L'86 per cento delle gare, a pari dell'84 per cento degli importi, è in affidamento diretto».
«QUASI TUTTI» I DIPENDENTI DELLA COOP PRESI SU RACCOMANDAZIONE POLITICA
Sulle assunzioni come «contropartita» per le presunte prestazioni criminali di politici e dipendenti capitolini utili agli scopi della coop, Buzzi non è d'accordo. Parlando dell'assunzione della figlia di Dina Paone, che per i pm si sarebbe fatta dettare da Buzzi la delibera per l'alienazione degli immobili comunali, compresa la sede della 29 Giugno, il capo della coop taglia corto: «Non è che lei ci faceva queste cose perché le dovevamo assumere la figlia (...) c'aveva sta figlia, insomma, l'abbiamo presa come abbiamo preso tantissime altre persone perché noi c'abbiamo 1.250 persone ma quasi tutte vengono segnalate (...) raccomandati da tutti, da politici, amministratori, da un sacco di gente no? Essendo noi una Cooperativa sociale, dottore, se non ce li mandano a noi gli sfigati, a chi li mandano?».
LE CENE «OBBLIGATORIE» DELLA COOP CON ALEMANNO, RENZI E ZINGARETTI
Buzzi si lamenta con i pm delle «famose cene» di finanziamento dei politici a cui, come «29 Giugno», erano costretti a partecipare. «Come posso dire “c'è una cena con Alemanno, mille euro a persona”, tu prendevi un tavolo e ovviamente erano 10mila euro. Ma noi l'abbiamo fatta pure con Renzi la cena eh? (...) con Zingaretti, la nostra è una grande coop, dottor Cascini, quindi ovviamente ci chiamavano. A me se non mi chiamavano ero più contento eh? (...) se non mi chiamavano risparmiavamo».
IL CARTELLO DELLE COOP E LE «LOGICHE SPARTITORIE»
Discutendo di un appalto a cui la sua coop avrebbe partecipato per errore, Buzzi spiega che esisteva un «accordo fatto fra di noi, Lega, Conf, e Gc, c'era questo accordo di massima che ognuno c'aveva le sue quote di mercato dentro le Cooperative Sociali». «È reato pure questo?», aggiunge. Il pm conferma: «Pacificamente è reato». Buzzi dice che «a questo punto» è paralizzato. Ma va avanti: «Nel 2008 quando arriva Alemanno (...) anche le Cooperative così dette bianche, ci incominciano a fare pressioni (...) e praticamente dice “dato che noi esprimiamo il sindaco è il sindaco è nostro, la nostra quota di mercato di Cooperative Sociali è il 55 per cento». «Sono cose politiche», spiega Buzzi, e «siamo andati avanti così per tutto il quinquennio di Alemanno», secondo «questa rigida logica spartitoria. Cioè il 55 a imprese aderenti a Confcooperative e 45 a Gc e altri. Quando ovviamente ha vinto Marino noi abbiamo ribaltato la cosa, dicemmo “mo' abbiamo vinto noi”, e abbiamo tentato, perché poi penso lo facemmo solo il primo anno, poi non è stato più fatto, il 50 per cento andava a Legacoop».
BUZZI AI SODALI: «PERCHÉ ADESSO VELTRONI PORTA LE FILA CON RENZI»
E in un'informativa del Ros del 22 dicembre 2014 Buzzi, intercettato in ambientale nel suo ufficio, «tornava a ribadire le sue ambizioni in merito al progetto degli immigrati». Spiegando ai collaboratori come gli sviluppi politici avrebbero potuto allargare il business a tutta Italia: «Perché se ci riesco a non bloccà questo - dice il capo della 29 Giugno - se quello non blocca il sottosegretario e ( incomp .), lo sai che apriamo tutta Italia noi, ancora non hai capito? Perché ora Veltroni porta le fila con Renzi ( incomp. ), ci leviamo dal cazzo tutti i Prefetti? Un euro a persona è pure ragionevole, tre per cento (...) ho fatto il punto con i due capogruppo no, per noi ( incomp. ) perché... dietro di noi c'è... hai capito? E la garanzia è lui... ho fatto venì Caldarelli e quindi... io gliel'ho spiegato il perché a lui: gli ho detto guarda, non c'è solo Marroni (Umberto, deputato Pd, ndr ) in pratica... stanno sti figli de una mignotta de Zingarettiani che si mangiano “il Chiappetta”». Più avanti, ancora Buzzi «rivela» ai sodali una presunta tangente che sarebbe stata intascata dall'ex prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro: «Ma Pecoraro è corrotto! Ha preso un milione di euro da...
da Cerroni, e Cerroni lo tiene per le palle, e lui stava nella cordata con la Polverini (...) E l'ha presi, ha preso i soldi da un amico dell'avvocato, gli ha dato... ma lo tira fuori perché... lo tiene per i coglioni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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