Cambiano i regimi, le sigle dei servizi segreti, le motivazioni delle «talpe», i metodi, ma una cosa non cambia mai: la vecchia abitudine di Mosca di mettere le mani nelle cose italiane. E così «non è affatto fantascienza vedere la mano russa anche dietro la crisi del governo Draghi». A spiegarlo al Giornale è uno degli uomini che in Italia si è confrontato più da vicino con le ingerenze delle spie di tutti i paesi: Umberto Saccone, già ufficiale dei carabinieri, per venticinque anni alto dirigente del Sismi, poi capo della sicurezza Eni, oggi docente di security risk management alla Luiss di Roma.
Dobbiamo prendere atto che i russi stanno facendo manovre sotterranee in Italia?
«Ovviamente sì. Aggiungerei che è nella natura delle cose, funzione basilare di ogni struttura di intelligence è darsi da fare per capire e influenzare quanto accade in paesi più o meno ostili. L'intero mondo occidentale era oggetto di queste operazioni ai tempi dell'Unione Sovietica, continua ad esserlo oggi da parte della Federazione Russa, e continuerà ad esserlo in futuro. Non c'è nessun motivo per cui l'Italia resti esente da queste manovre, anzi vista la sua collocazione è un obiettivo prioritario. E andrà sempre crescendo. Se l'epoca della globalizzazione, come io penso, è finita e si va vero un mondo di blocchi contrapposti, è inevitabile che in futuro l'aggressività dei servizi stranieri sarà sempre maggiore. È persino ovvio dire che l'attacco militare scatenato a febbraio contro l'Ucraina rende ancora più necessario per la Russia reclutare alleati nel nostro paese».
Come avviene, come si muovono?
«C'è una parte di attività che avviene attraverso le sedi diplomatiche ufficiali, e poi c'è l'attività più insidiosa, che passa per le operazioni illegali e per il reclutamento di interlocutori italiani in grado di fornire un contributo alla causa russa. Sono figure che corrispondono in genere a due profili: personaggi in grado di decidere, per il ruolo che rivestono in enti o aziende, o personaggi in grado di influenzare. Oggi è questa seconda risorsa a essere particolarmente preziosa. Si parla tanto degli influencer, beh, anche i servizi segreti utilizzano gli influencer, hanno influencer al loro servizio».
Chi sono?
«Politici, giornalisti, tutti coloro che sono in grado sia di acquisire informazioni che di condizionare le scelte dell'opinione pubblica, di orientare il convincimento delle persone».
Una volta un italiano poteva scegliere di fare il doppio gioco per l'Urss per affinità ideologica. Adesso che il comunismo è caduto, cosa spinge a mettersi al servizio della Russia?
«Le molle sono le solite. L'offerta sessuale resta sempre una formidabile arma di arruolamento. Altrettanto utile la passione per il denaro. Un bravo agente segreto ha la capacità di capire bene il punto debole del soggetto che vuole arruolare, e lavora su di esso progressivamente, giorno per giorno, fino a inghiottire il bersaglio nella rete. Il caso del nostro ufficiale di marina Walter Biot è da manuale. Ma non dimentichiamoci la categoria degli utili idioti, quelli che credono di essere in buona fede, che vengono condizionati senza rendersene conto, e che diventano poi quelli che nei social o nei dibattiti difendono con le argomentazioni più disparate il punto di vista russo sulla guerra in Ucraina. L'Svr, il servizio segreto erede del Kgb, in questo ha grande esperienza».
Non sono attività illegali?
«A volte sono operazioni border line, a volte sono totalmente illegali. Ma quando vengono scoperte la prassi, vista la copertura diplomatica, è procedere con espulsioni dall'Italia, come è accaduto anche recentemente».
Quindi possiamo essere sicuri che i russi abbiano lavorato anche per far cadere Draghi?
«Rispondo con un esempio che riguarda lo schieramento opposto. Nel 2010 il governo americano, per aggirare il blocco di Facebook del regime cubano, finanziò segretamente attraverso l'Usaid, l'agenzia per la cooperazione allo sviluppo, il social network Zun-Zuneo, che aveva come obiettivo diretto creare le condizioni per una sollevazione popolare a Cuba.
Attraverso questo social, venivano messe in circolazione a Cuba dalla intelligence americana parole d'ordine, tesi, notizie, punti di vista in grado di creare il malcontento nella popolazione dell'isola. Chiedo: se un governo nostro alleato, una grande democrazia occidentale, ricorre a questo tipo di metodi per raggiungere i propri obiettivi strategici, cosa ci aspettiamo che faccia la Russia?»
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