Caccia al boss degli scafisti: così porta candestini in Italia

Si chiama Ahmed Mohamed Farrag Hanafi, ha 32 anni e dall'Egitto organizza, coordina e assiste i maxi sbarchi che riversano in Italia migliaia di clandestini

Caccia al boss degli scafisti: così porta candestini in Italia

È 13 settembre del 2013. Uno scafista riceve una chiamata dall’Egitto subito dopo essere stato beccato dalla Marina italiana mentre cercava di far sbarcare centinaia di clandestini sulle coste siciliane. "Quando ti hanno fermato che cosa ti hanno detto?", chiede dall'Egitto il capo scafista. "Hanno detto che volevano vedere i documenti", gli risponde. "Ma voi siete scappati?", lo incalza. E l'altro subito lo rassicura: "Non abbiamo fatto niente per farli insospettire...". Per poi passare alle richieste: "Se qualcuno ha testimoniato non ci lasciano andar. Vedi per un avvocato e sistema tutto". Il capo dall'Egitto, però, lo rassicura: "L’avvocato ti arriverà direttamente, gli sto mandando dei soldi". E, infatti, un paio d'ore più tardi arriva una seconda telefonata per assicurare che è tutto sistemato: "Vi possono far fare il confronto, ti prego fai attenzione... Ti scongiuro, tu e i ragazzi non li conoscete... Voi siete venuti con il coso dalla Siria...". E ancora: "Dovete negare che li conoscete, così non succederà un grosso problema per voi e per loro". La terza telefonata (e ultima telefonata) arriva quando l'avvocato è già al porto per assistere i clandestini egiziani e fare in modo che passino per profughi siriani. "Gli ho trasferito i soldi da due ore", assicura il capo.

Il superboss degli scafisti

A riportare queste telefonate choc è il Corriere della Sera che, in un articolo di Giovanni Bianconi, ricostruisce l'attento lavoro della procura di Catania per dare un volto e un nome all'organizzatore delle traversate che da Alessandria portano a Siracusa o a Catania. Si tratta del 32enne Ahmed Mohamed Farrag Hanafi. "Da pochi giorni è ricercato in Egitto e altrove per i reati di associazione per delinquere finalizzata all’ingresso illegale in Italia di profughi siriani ed egiziani - spiega Bianconi sul Corsera - per gli inquirenti italiani e per quelli della sua nazione di appartenenza è il principale trafficante di uomini sulla direttrice alternativa a quella che dalla Libia porta a Lampedusa". Solo nel 2013 ha organizzato tre maxi sbarchi che hanno portato oltre 360 clandestini. Come scrive il giudice nell'ordine di arresto trasmesso per rogatoria in Egitto, la procura di Catania crede che "nemmeno i reiterati arresti di scafisti, i sequestri di ben due 'navi madri' e l’arresto del relativo equipaggio e di alcuni basisti operanti in territorio nazionale abbiano impedito alla stessa associazione di continuare a lucrare, ignominiosamente, sui cosiddetti 'viaggi della speranza'".

Le modalità operative

"Nei loro Paesi di origine - spiegano gli inquirenti - i migranti contattano il cosiddetto 'mediatore' a cui versano un anticipo del totale del costo del viaggio". Un biglietto di sola andata che arriva a costare tra i tremila e i quattromila euro. "Il saldo della somma pattuita - continuano gli investigatori - viene versato all’arrivo nel luogo di destinazione da familiari o conoscenti; le persone intenzionate a espatriare illegalmente vengono poi raggruppate nei punti di raccolta sulle coste egiziane da dove, a piccoli nuclei, vengono imbarcate su natanti di più ridotte dimensioni manovrati da 'scafisti' che, raggiunto il mare aperto, incrociano altre imbarcazioni più grandi (pescherecci) ove vengono trasbordati". La "nave madre" traina la piccola imbarcazione di origine detta anche "barchino" o "nave figlia". "Giunti in alto mare - spiegano - a tot miglia marine in direzione delle coste siracusane o delle province limitrofe, ma comunque sempre in acque internazionali, i migranti vengono nuovamente trasbordati sull’imbarcazione trainata dove ai comandi si rimettono gli scafisti che, utilizzando il Gps e inserendo le coordinate fornite, tramite un telefono satellitare, da complici sulla terra ferma, puntano verso le coste siracusane, ove avviene lo sbarco".

Una volta sbarcati, gli scafisti non rintracciati dalle forze dell’ordine vengono assistiti in luoghi sicuri e fatti ripartire dopo qualche giorno dai referenti dell’organizzazione. "Qualora rintracciati dalle forze di polizia - concludono gli investigatori - l’organizzazione tramite le proprie “sentinelle” si occupa di assicurarne l’assistenza legale".

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