Caffè, ammazzacaffè, anche niente caffè. Dateci retta: in questo autunno si parlerà molto della scura bevanda eccitante. Amata e odiata, consigliata e demonizzata, abusata e vietata.
Nei prossimi giorni, per dire, da noi se ne discuterà molto, quando l'apertura del primo negozio Starbucks in Italia, a piazza Cordusio a Milano, darà l'avvio al dibattito su che cosa si possa davvero definire caffè. Noi italiani difficilmente accettiamo che quella parola di cinque lettere possa essere accostata a qualcosa di diverso dalla tazzina bollente di espresso, ma forse ci accorgeremo grazie alla multinazionale della sirena che il mondo considera ugualmente buoni e degni di attenzione metodi di estrazione e modalità di degustazione decisamente differenti e chissà che questo non ci faccia bene.
Intanto, però, da più parti ci si chiede se sia il caffè a farci bene oppure no. In Corea del Sud, è notizia di ieri, si sono dati una risposta precisa: no. E hanno deciso di vietarlo agli studenti, che - forse perché stressati dall'alta competitività del sistema scolastico orientale - ne bevevano un po' troppo. Il ministero della sicurezza alimentare e della lotta alle droghe ha così stabilito che dal prossimo 14 settembre le macchinette e i chioschi presenti negli istituti scolastici non potranno più dispensare la bevanda contenente caffeina. La misura sarebbe stata presa in seguito a casi di malore di cui avrebbero sofferto degli studenti evidentemente troppo avvezzi a «caricarsi» con l'aiuto di caffeina ed energy drink. Un doping scolastico che avrebbe provocato palpitazioni cardiache, vertigini, battito accelerato, disturbi del sonno a nervosismo. Secondo una ricerca di Euromonitor, in media i cittadini della Corea del Sud bevono 181 tazze di caffè all'anno, più di qualsiasi altro Paese dell'Asia. Anche se in realtà questo vorrebbe dire mezza tazzina al giorno, un consumo che a noi occidentali, e a noi italiani in particolare, fa sorridere. Il consumo è comunque in crescita e Seul e le altre grandi città coreane si stanno riempiendo di caffè alla moda.
In realtà il nemico non è solo la caffeina, ma tutte le sostanze che minerebbero la salute dei giovani coreani. Il governo ha lanciato una campagna per combattere l'obesità giovanile: un problema in espansione, che nel 2016 avrebbe interessato il 17 per cento degli studenti delle scuole primarie e secondarie del Paese. Già da qualche mese sono in vigore misure che limitano la distribuzione, il consumo e la diffusione di pubblicità di fast food, di bevande ricche di caffeina, di snack altamente grassi e calorici.
Un problema che preoccupa anche la Gran Bretagna, dove però il governo se la prende particolarmente con gli energy drink. Bevande che hanno un'immagine cool e salutare ma che in realtà sono ricche di zuccheri (che favoriscono numerose patologie, primo fra tutte il diabete di tipo 2) e di sostanze eccitanti, che sovrastimolano il sistema nervoso. In realtà anche in questo caso il nemico pubblico numero uno è la caffeina, contenuta negli energy drink nella proporzione di 320 milligrammi per litro. Va detto che siamo molto lontani dalla dose considerata letale di caffeina, che è di circa 10 grammi al giorno (in pratica bisognerebbe ingerire circa 30 litri di energy drink) ma va detto che la caffeina contenuta in queste bevande viene assimilata più velocemente di quella contenuta in bevande calde e che l'effetto di sovrastimolazione è comunque considerato pericoloso per i giovani.
In Inghilterra ha fatto scalpore qualche mese fa il suicidio di un venticinquenne, Justin Bartholomew, abituato a bere quindici lattine di energy drink al giorno. Motivo per cui la deputata conservatrice Maria Caulfield ha chiesto l'approvazione di una legge che vieti il consumo di «bevande che mettono le ali» agli under 16.
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