Ha assestato in pochissimo tempo ben due colpi in grado di far traballare la precaria maggioranza di governo ormai appesa ad un filo, ed ora il senatore Roberto Calderoli, un veterano della politica, resta sornione in attesa delle prossime mosse.
Il primo sgambetto all'esecutivo è avvenuto ieri, quando il rappresentante leghista ha proposto di votare con procedimento nominale per alzata di mano la richiesta di non passare all'esame degli articoli del decreto legge elezioni, mandando in panico i componenti dell'alleanza giallorossa. Il secondo si è verificato a poche ore di distanza, quando il rappresentante del Carroccio, esperto conoscitore dei regolamenti parlamentari, ha chiesto una verifica sul voto di fiducia posto dal governo sul dl ed espresso dal Senato. In assenza del numero legale, infatti, la votazione (conclusasi a favore della maggioranza di Conte) è stata annullata e rimandata a stamani.
"Ho costretto molti a tornare a Roma per votare. Ma stamattina in Senato più d’uno degli esponenti della maggioranza mi ha detto: chapeau", commenta l'onorevole Calderoli, intervistato dal "Corriere"."Faccio il parlamentare di opposizione. Seguo attentamente quel che succede in Aula e siccome conosco il regolamento a memoria quando è il caso lo utilizzo per mettere in difficoltà la maggioranza", ammette.
È proprio l'esperienza maturata negli anni, oltre all'incarico di riscrivere il regolamento del Senato ricevuto nel corso della scorsa magistratura, ad avergli dato la capacità di tendere delle trappole agli avversari politici. Fu Umberto Bossi, a suo tempo, ad indicarlo come "saggio in Cadore quando si trattò di discutere un progetto di revisione della Costituzione", spiega ancora Calderoli. "Lì ho scoperto un lato di me stesso che non conoscevo. Mi sono appassionato alla materia e siccome sono bergamasco, ho studiato tanto per essere il più preparato possibile".
Il senatore leghista passa poi a raccontare quanto accaduto ieri a Palazzo Madama. "Si stava discutendo il decreto elezioni in vista della sua approvazione. Mi sono guardato attorno in Aula e ho notato larghe assenze nelle file della maggioranza. Li ho contati uno a uno: c’erano 27 senatori. Noi eravamo in una cinquantina", ricorda Calderoli. "Ho fatto un blitz. Visto che nessuno aveva chiesto, come possibile, il voto elettronico, io ho avanzato la richiesta di procedere per alzata di mano. Il risultato è stato a nostro favore. E lì è scoppiato il finimondo".
Un finimondo che ha addirittura portato più tardi la presidente Elisabetta Casellati a decidere di chiudere anticipatamente i lavori e verificare quanto accaduto in aula tramite le immagini ricavate dalle telecamere a circuito chiuso presenti in Senato. Calderoli è sicuro di cosa è successo poco prima della votazione elettronica, malgrado la chiusura delle porte: "Nel frattempo sono riusciti a rientrare non meno di 30-40 senatori della maggioranza. Questo perché i parlamentari non sono solo nei loro banchi ma anche sulle tribune dove non ci sono i questori a controllare. E quindi molti hanno potuto farla franca".
Il voto di fiducia, arrivato in seguito, non ha fermato il senatore: "Non mi tornavano i conti con quello che avevo visto in Aula. E allora ho chiesto la verifica del numero legale. Ed è emerso che il via libera è arrivato senza i numeri necessari. Ergo, si è dovuta annullare la votazione e riconvocare l’Aula", spiega Calderoli.
"Sono un senatore dell’opposizione. Io ci provo sempre, tutto quello che posso fare per mettere in difficoltà la maggioranza lo tento. Molti della maggioranza il regolamento non lo conoscono, o non lo capiscono".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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