Ancora una fiammata di «schermaglie» tra Lega e Forza Italia. Poi in serata, arriva la pace che rimette il centrodestra su una rotta di navigazione più tranquilla. Torna il «sereno» anche in Parlamento, dopo i «capricci» tra gli alleati in commissione Bilancio a Palazzo Madama.
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti blinda il testo della Manovra con il via libera al voto di fiducia in Senato al Decreto fiscale, collegato alla legge di bilancio, che aveva provocato turbolenze tra Forza Italia e Lega.
Il decreto ora passa all'esame di Montecitorio per l'ok definitivo. Con la scelta di porre la fiducia l'esecutivo Meloni blinda il cammino del decreto. La mossa serve soprattutto ad allentare la tensione, salita vertiginosamente negli ultimi giorni tra leghisti e azzurri, dopo la decisione di Fi di far saltare la proposta di riduzione del canone Rai (provvedimento richiesto dal Carroccio) dagli attuali 90 euro a 70. Il ministro Giorgetti toglie dal tavolo mine e dissapori: «C'è la necessità di abbassare i toni all'interno della maggioranza? Io ho i miei toni e seguo il mio stile», precisando che «alcuni passaggi sono stati enfatizzati».
Parole che segnano una schiarita sotto il cielo meloniano. La tregua tra Matteo Salvini e Antonio Tajani allontana anche l'ipotesi di una verifica politica. L'ultima fiammata la regalano Raffaele Nevi (braccio destro di Tajani) e il vicepremier Salvini.
In mattinata, Nevi lancia il sasso: «Non serve una verifica di governo ma si deve tornare a rispettare il programma sottoscritto con gli elettori e fare le cose condivise. Salvini, passatemi il termine, fa un po' il 'paraculetto e dice che nel programma c'è anche la riduzione della pressione fiscale per difendere l'emendamento bocciato sul canone Rai. La Lega si dia una calmata, abbassi i toni e torniamo a parlarci di più».
In serata arriva la replica di Salvini che interviene alla presentazione del libro di Bruno Vespa: «Le parole di Nevi? Peace and love. Non avevo tempo per seguire gli appellativi affibbiatimi da alcuni alleati di governo. Non mi interessa fare polemica. Berlusconi ci ha insegnato che ogni taglio di tasse è una buona notizia per il Paese. C'è stata una maggioranza (riferendosi al voto in commissione sulla riduzione del canone Rai) diversa da quella che governa il Paese. Oggi niente e nessuno può farmi arrabbiare».
In realtà, era stato lo stesso Nevi a metà pomeriggio a correggere il tiro. Il partito della premier Meloni fa da paciere. Getta acqua sul fuoco il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Tommaso Foti: «Mi pare che i voti parlamentari procedano senza alcun intoppo ci possono essere temi di dettaglio, anche visioni diverse, ma la maggioranza conferma pienamente la sua solidità» dice al Giornale.
Il giro di dichiarazioni di ieri chiude di fatto la settimana di fibrillazioni in maggioranza. Con la legge di bilancio avviata ormai sul binario dell'approvazione, senza ulteriori scosse, restano sul tavolo altri dossier caldi per il centrodestra. Prima della fine dell'anno, va chiuso il pacchetto Corte Costituzionale con l'elezione dei 4 giudici mancanti. Ieri l'ennesima fumata nera.
L'altra curva da superare è quella che porta all'elezione del presidente Rai dove la candidata Simona Agnes è in attesa del voto della commissione di Vigilanza.
Per quanto riguarda il rimpasto è abbastanza chiaro come la linea sarà quella di semplice redistribuzione delle deleghe assegnate a Raffaele Fitto (che oggi in Consiglio dei ministri dovrebbe dare l'addio alla carica di ministro degli Affari europei) senza passare per verifiche di maggioranza e nuovi passaggi in Parlamento.
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