In Parlamento da febbraio si entra solo col Super green pass

Dal 15 febbraio super green pass obbligatorio per accedere alla Camera. Lorenzoni (M5S): "Così si comprime il diritto di voto dei parlamentari"

In Parlamento da febbraio si entra solo col Super green pass

Mentre i dati della pandemia sono in progressivo miglioramento e il governo si avvia a eliminare gradualmente le restrizioni, gli uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama hanno deciso di imporre il super green-pass per accedere alla Camera e al Senato a partire dal 15 febbraio.

Da quel momento in poi tutti i deputati over 50 potranno entrare nelle sedi della Camera solo se vaccinati o guariti. Una scelta quella del presidente Roberto Fico che ha mandato su tutte le furie il senatore ex pentastellato Gianluigi Paragone, preoccupato forse che il medesimo provvedimento sia stato preso anche a Palazzo Madama. "Il super green pass rafforzato è un profondo errore. Il Paese sta capendo che il green pass non c'entra nulla con l'emergenza sanitaria, questi continuano ed è una follia applicata a ogni spazio del Paese. Ogni sua applicazione è deleteria", ha detto all'Adnkronos il fondatore di Italexit. "Questi oramai sono degli scappati di casa che non capiscono più come correggere i loro errori. Green pass e super green pass non c'entrano nulla con l'emergenza sanitaria... Stanno mettendo piedi un cinema che sta spaccando il Paese e sta rovinando economia", ha aggiunto Paragone definendo "vigliacchi" i parlamentari che hanno approvato tale decisione.

Già durante la settimana delle votazioni per il Quirinale era nato un dibattito sulla necessità di far votare anche i positivi per i quali, alla fine, era stata prevista una postazione nel parcheggio di Montecitorio. Ora il dissenso si fa marcato anche in seno al M5S. "Non mi risulta che in nessuna democrazia occidentale sia stata presa una misura del genere. Comprimere il diritto al voto dei parlamentari è l'anticamera molto pericolosa di quello che potrebbe succedere al diritto di voto dei cittadini italiani", dichiara a ilGiornale.it il deputato Gabriele Lorenzoni che ci assicura di non essere il solo pentastellato a nutrire dubbi sulla decisione presa dal presidente Fico. "Se la ratio fosse quella di adeguare le norme della Camera a quelle di un posto di lavoro come gli altri, ci si dimentica che, almeno nei giorni in cui il parlamentare vota, esso svolge un ruolo di rappresentanza e di delega del voto popolare: è come se votasse per conto di migliaia di cittadini che rappresenta", spiega Lorenzoni.

Che aggiunge: "Tra l'altro il Presidente della Camera smentisce se stesso: in seno alla Giunta del Regolamento, nella seduta del 7 maggio 2020, ricordò che "il significato complessivo del ruolo del Parlamento e delle modalità con cui esso svolge le sue funzioni (...) non sono in alcun modo assimilabili allo svolgimento di attività lavorative".

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