Quella campagna d'odio contro il Cav che ferì l'autonomia politica dell'Italia

Dal 2011 ai governi istituzionali, ebbe sempre ragione quando scelse da solo

Quella campagna d'odio contro il Cav che ferì l'autonomia politica dell'Italia

Lascio da parte - in questa sede - ogni giudizio di merito su tutti gli esecutivi ricompresi nell'arco temporale che sto per indicare: ma è un fatto che, da quando fu dimissionato (anzi: fatto dimissionare, all'indimenticabile grido «fate presto») il governo Berlusconi nel 2011 sotto i colpi dello spread per far posto alla giunta tecnica di Mario Monti, tutti i governi (da Monti in poi, appunto) hanno avuto scarsa o nulla parentela con il voto degli italiani. Intendiamoci bene: le procedure costituzionali sono state sempre formalmente rispettate, e gli esecutivi hanno goduto di regolare fiducia accordata dalle Camere secondo Costituzione. Nessun golpe, nessuna violazione di alcuna regola: ma - questo sì - una sistematica sterilizzazione del voto popolare, e un progressivo divario tra l'esercizio del kratos e la sua supposta fonte, cioè il demos.

A onor del vero, sine ira et studio, alcune pagine della nostra storia politica recente andrebbero riesaminate: (...) il 25 aprile del 2009, a Onna, l'Italia vide e ascoltò un Berlusconi triumphans, reduce da un primo anno di legislatura tutto sommato lusinghiero, espressione di un governo al massimo di fiducia e di consenso, capace in quel momento - a torto o a ragione - di unire una robusta maggioranza sociale (...). Nessuno sa davvero - oggi - se proprio allora sia scattato un qualche clic, se sia entrato in azione un network, una rete di forze e soprattutto di portatori di interessi politici, finanziari, editoriali, imprenditoriali, certamente non solo italiani. Sta di fatto che, dalle settimane immediatamente successive, si scatenò una valanga di attacchi, un vero e proprio assalto in crescendo: un grappolo di rivelazioni «private», una cascata di iniziative giudiziarie, e campagne mediatiche martellanti e concentriche. (...) Poi la primavera-estate-autunno del 2011, con il lavorio antiberlusconiano dentro il PPE, l'azione corrosiva delle cancellerie, e il vertice di Cannes (...) con le formidabili pressioni merkeliane per imporre a Italia e Spagna una specie di anomalo salvataggio/commissariamento da parte del Fondo monetario internazionale, dopo una stagione di artificiosa altalena degli spread (...). Nel frattempo, dopo un voto, quello di inizio 2013, e un formidabile mese finale di campagna elettorale in cui Berlusconi si liberò (purtroppo, per poco) di alcuni consiglieri, della sudditanza al montismo, e riassunse toni antitasse, rimontando su Pierluigi Bersani e acciuffando un incredibile pareggio, si transitò verso un'altra legislatura improntata allo stallo politico e alla liquidazione progressiva del centrodestra: fallimento delle larghe intese (governo a guida di Enrico Letta), fuoriuscita di Angelino Alfano dal partito di Berlusconi (...), fino all'avvio dell'esecutivo guidato da Matteo Renzi. E intanto, lo stringersi della morsa giudiziaria: una condanna a dir poco discutibile contro Berlusconi, una manciata di altre inchieste pronte all'uso, l'atteggiamento pilatesco di Giorgio Napolitano, l'espulsione del Cav dal Senato, i servizi sociali. Chi scrive può parlare essendo «vergin di servo encomio e di codardo oltraggio»: fui molto vicino a Berlusconi, fornendogli qualche consiglio liberale (forse utile e coraggioso) nel momento in cui era in assoluto più solo (la campagna elettorale di febbraio 2013), e ne presi politicamente le distanze più tardi quando scelse (in Italia) il patto del Nazareno con Matteo Renzi (...).

Dissi allora e dico oggi con convinzione ancora maggiore che, per quante contestazioni si possano e si potessero fare a Berlusconi, in quei due, tre anni fu oggetto di un trattamento che, per colpire lui, ferì anche

l'autonomia della politica e l'autonomia dell'Italia. E se Berlusconi ha avuto un torto maggiore, è stato quello di aver detto sì ai suoi consiglieri pronti ad allinearlo - in ultima analisi - ai desiderata istituzionali.

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