Le cancellerie Ue e la nuova stretta per combattere le Hamas d'Europa

Giro di vite contro l'integralismo tra autocritica e lavoro di intelligence. Roma, Parigi e Berlino provano ad abbandonare la strategia dello struzzo. Rigore dalle scuole alle moschee fino ai tribunali

Le cancellerie Ue e la nuova stretta per combattere le Hamas d'Europa
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Leggere dei semplici auguri «ai cattolici» per le festività di Ognissanti può sembrare una facezia. Invece quello inviato ieri dal ministro Darmanin nella laicissima Francia - su X - è un messaggio politico forte: di non rinuncia, pur in uno stato di alta tensione per la crisi in Medio Oriente. Non è il solo ad aver preso posizione nell'Ue. Per difendere gli ebrei e le società, ministri e leader hanno messo sul tavolo varie ricette. Dai contesti urbani hanno preso corpo le rivoluzioni arabe. E dai contesti urbani si prova a ripartire in Europa per evitare contagi e cortocircuiti.

Francia contro l'abaya in classe, Germania con mano ferma sulle associazioni pro Hamas, Italia che presidia le moschee (anche dall'interno) con maggior raccolta e scambio di informazioni. No a scontri di civiltà, ma senza più silenzi su una realtà che per due decenni si è scelto di non considerare: l'islam politico cresciuto tra recriminazioni, proteste e pratiche proprie dei Paesi arabi mixate alla propaganda anti ebraica di Hamas.

Macron ha iniziato dichiarando guerra ai simboli dell'islam militante nelle scuole e ai proclami di certi imam; il suo ministro dell'Educazione l'ha giurata a oltre mille ragazzini imbevuti d'odio, e il 6 novembre, alla riapertura delle scuole, saranno esclusi in 183 per aver contestato il ricordo del prof ucciso il 13 ottobre da un ex alunno musulmano radicalizzato. Proprio i minorenni, hanno imposto una prima riflessione Ue allo scorso vertice Affari Interni. Età dell'odio sempre più bassa, dagli 11 ai 14 anni. E leggi non sempre all'altezza per tenerli a bada.

Compreso il potenziale rischio, l'Ue dice addio all'approccio auto-censorio e tollerante, in cui le comunità islamiche sono state considerate immuni dal terrore per la presunta «vigilanza» delle moschee: legittimate, in cambio del rispetto formale delle leggi; mentre la libertà di quei musulmani a cui l'occidente piaceva magari più della Striscia di Gaza (e dei suoi gestori) veniva messa a rischio finendo talvolta «ostaggio» di dettami ad personam e propaganda.

Per combattere le «Hamas d'Europa», l'Ue abbandona la strategia dello struzzo che ha fatto a lungo optare le cancellerie per il benaltrismo fino ad accettare pratiche del Levante. Velo, qamis, sovrapposizione tra religione e politica per risolvere beghe casalinghe. Tutto tollerato. A volte i governi hanno perfino offerto assist: Tony Blair inserì Tariq Ramadan, nipote del fondatore dei Fratelli musulmani, in cabine di regia ad hoc per tamponare la tendenza alla violenza di certi islamici. Poi anni di tolleranza Ue sulla colpevolizzazione di Israele nelle piazze, attacchi a prof e ricercatori per le libere opinioni, inni alla decolonizzazione in università e licei.

L'islam pro Hamas ha quindi la sua base di cittadini pronti alla ribellione continentale, tra richieste-capriccio assecondate da amministrazioni di sinistra in cerca di voti (Mélenchon in Francia ha fatto scuola), e occhi chiusi di fronte all'ideologia della «resistenza». I ministri dell'Interno e degli Esteri Ue stanno disegnando rapidamente una strategia degli «anticorpi». Tra autocritica, intelligence rinverdita e binocolo sulla rete del proselitismo anche on line.

E lotta a quelle sigle che hanno sfruttato le libertà occidentali per creare l'humus fertile all'attecchire di messaggi di odio: di cui oggi si vedono segni solo apparentemente più innocui di un kalashnikov o di un coltello puntato alla gola.

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