Il candidato di tutti e nessuno che ha sfidato i vescovi sui gay

D'Amico si è schierato per l'Abruzzo Pride. L'ha aiutato anche Vendola. Non è bastato

Il candidato di tutti e nessuno che ha sfidato i vescovi sui gay
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È l'uomo del «campo larghissimo» del centrosinistra abruzzese. E se per lui anche due padri e due madri sono genitori, chi meglio di lui per cancellare le differenze fra Renzi e Calenda, i distinguo di Conte dal Pd e le distanze geografiche tra Abruzzo e Puglia, accogliendo nei comizi perfino un politicamente redivivo Nichi Vendola?

Candidato di tutti e un po' di nessuno, il prof Luciano D'Amico, 64 anni, ha sempre quello sguardo sornione cucito sul volto; di chi non ama scontentare l'interlocutore. E anche nei faccia a faccia tv, col suo avversario Marsilio, ha mantenuto un aplomb da accademico britannico. Invece è di Torricella Peligna (Chieti), adottato professionalmente dalle colline teramane e tirato infine per la giacca da rettore emerito dell'Università di Teramo: giù nell'agone politico, in qualità di «plasmatore di futuro».

L'hanno definito così niente meno che Schlein e Bersani, dando uno strattone in corso d'opera a una candidatura civica costruita in 6 mesi di trattative, da Fratoianni a Calenda per l'appunto, in cui s'è infilato pure Renzi. Scelta comune, sponsorizzata anche da Bruno Tabacci e col soccorso finale dell'emiliano-romagnolo Bonaccini, del già presidente della Regione Lazio Zingaretti e della neoeletta governatrice sarda Todde. Insufficiente per strappare la regione al centrodestra. Attorno al suo «Patto per l'Abruzzo», targato centro-progressisti al gran completo, epperò saliti sui palchi in ordine sparso, si è detto e scritto tanto dopo la Sardegna. D'Amico potenziale detonatore nazionale per nuovi equilibri d'area; protagonista di un ritorno al bipolarismo destra-sinistra; demiurgo. Se non di un alternativo ordine politico, visto il caos delle dichiarazioni degli sponsor alla vigilia del voto, almeno concettuale; attorno alla sua idea di famiglia. L'Abruzzo Pride promosso l'estate scorsa dalla comunità Lgbtqia+ lo ha visto infatti schierarsi nettamente in contrapposizione all'arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte: che citando le parole di Papa Francesco bollava come malsano ogni atteggiamento che pretenda di cancellare la differenza, in quel caso sessuale. Ed è lì che D'Amico ha dato la prima scossa a una sonnolenta attività partitica del «campo largo» abruzzese, attirando l'attenzione non più solo del Pd ma pure dell'Alleanza Verdi-Sinistra e via via di tutti gli altri, affidando al quotidiano Il Centro un j'accuse contro la «stereotipata idea di famiglia tradizionale».

Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica, in realtà la storia del D'Amico «politico» attinge dalla precedente Giunta di stampo Pd, quella di Luciano D'Alfonso. Col centrosinistra, l'ex rettore si era infatti già candidato in una lista civica alle scorse regionali. Insomma, senza partito. Ma pure, come si dice, «portato».

Col peso sulle spalle di una coalizione da coordinare, emendare e plasmare in corso d'opera, alla fine ci ha creduto. O ha ceduto alle lusinghe. L'hanno scelto in quanto «speranza solida e competente». Copyright sempre del tandem Bersani-Schlein. Ha proposto un modello ospedaliero «in cui si può avere diritto alle cure avendo in tasca la tessera sanitaria e non la carta di credito». E ha chiuso la sua campagna con una diretta Facebook di contiana memoria proprio dal suo borgo chietino. Quella Torricella Peligna che ha dato i natali allo scrittore americano John Fante (1909-1983), il cui padre Nicola era un muratore abruzzese. Come gli elementi biografici di Fante si mischiano alla trama dei suoi romanzi - ma in «Chiedi alla polvere» si trattava del trasferimento dal Colorado a Los Angeles in cerca di fortuna - D'Amico ci ha messo del suo nella contesa, dicendosi orgoglioso delle origini contadine della sua famiglia.

Solo che il Bandini autobiografico narrato da Fante è un aspirante scrittore americano, figlio di immigrati che sogna di diventare scrittore di successo. D'Amico, dottore commercialista e prof prestato alla politica, ha puntato la bussola sulla presidenza della regione. E si è smarrito strada facendo.

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