Il cane morde? Il sindaco lo manda dallo psicologo. Non l'ha sbattuto ai domiciliari, come nell'estate del 2014 il suo collega di Casalgrande, nel Reggiano, aveva fatto con un gatto che tra un miagolio e l'altro era partito all'assalto d'una donna per i suoi gusti impertinente. Neppure ha voluto ricalcare le orme del borgomastro di Sabbioncello San Vittore, alle porte di Ferrara, che 4 anni fa non aveva risparmiato l'onta della detenzione casalinga a Brioche, un volpino accusato d'aver preso di mira la dirimpettaia impicciona. Simone Milozzi, primo cittadino di Pontedera, ha preferito imboccare un'altra strada. Quella che porta ad indagare la psiche. Per questo ha deciso di affidare ad un analista il piccolo Diego, un meticcio di due anni reo di eccessiva esuberanza: ritenendolo socialmente pericoloso sulla base della relazione stilata dal Dipartimento di prevenzione dell'Usl 5 di Pisa, anziché mandarlo al confino (del canile) ne ha consegnato le sorti allo psicologo. Meglio, «a un medico veterinario esperto in comportamento animale». La scelta, figlia dei poteri conferiti ai sindaci da un'ordinanza ministeriale del 3 agosto 2015 in fatto di «tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione dei cani», lungi dal configurarsi come originale è in realtà la conferma di un orientamento di genesi recente, ma sempre più diffuso tra i Municipi italiani: pochi giorni fa a Pietrasanta in psicanalisi era finito un pitbull azzannatore. Un anno addietro a Paese, in provincia di Vicenza, un dobermann protagonista di epiche zuffe s'era visto infliggere l'obbligo di consulenza e terapia. Nel 2013 a Treviso visite psicologiche erano state prescritte a un altro pitbull morsicatore, mentre nello stesso periodo a Fermo ad un dogo argentino «a rischio potenziale elevato» era stato imposto «un percorso terapeutico comportamentale». Facendo di necessità virtù, i veterinari non solo si adeguano, ma si specializzano: come stabilito da decreto del ministero del lavoro risalente al 2009, per poter essere definiti «esperti in comportamento animale» occorre possedere i requisiti indicati dalle linee guida emanate dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici veterinari. Ad esempio: essere ovviamente laureati, esercitare la professione minimo da 3 anni, aver conseguito una specializzazione in etologia applicata e benessere animale o, in alternativa, un master o almeno un voto decente agli esami finali di uno dei sempre più numerosi corsi di formazione teorico-pratico, ognuno dei quali con un monte ore «di 450 ore di cui minimo 100 di pratica clinica». Per Diego, insomma, non c'è scampo al lettino: secondo il Milozzi's act, dovrà girare con la museruola ed essere coperto da polizza assicurativa per danni a terzi. Ma soprattutto, se vorrà tenersi lontano dall'accalappiacani, dovrà superare i test somministratigli dal suo psicologo canino.
Del quale, forse, non ci sarebbe stato bisogno se il mondo non avesse dimenticato la lezione di Sigmund Freud, uno che di mente e anima se ne intendeva: «I cani amano gli amici e mordono i nemici, a differenza degli uomini, che sono incapaci di amore puro e devono sempre mescolare amore e odio nelle loro relazioni con l'oggetto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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