"È un mercato delle vacche inquietante". È la definizione che Franco Roberti, procuratore nazionale Antimafia e oggi anche eurodeputato del Pd, dà dello scandalo che ha coinvolto il Csm e le procure.
Al di là del fatto che le intercettazioni emerse possano avere o meno rilevanza penale, il quadro che fanno emergere risulta "inquietante e allarmante" e dimostra l'esistenza di una "commistione impropria e illegale tra politica e giustizia che mina i fondamenti dello Stato di diritto". E, a detta di Roberti, quello della procura di Roma e del magistrato coinvolti nell'ultimo scandalo, non sarebbe un caso a sè: "È ingenuo pensare che il caso Palamara sia isolato".
In un'intervista rilasciata a Maria Latella per SkyTg24, Roberti commenta anche le diverse reazioni di Zenda, che ha definito "inaccettabile" il comportamento di Luca Lotti (sulla base delle intercettazioni) e Matteo Renzi, che lo ha ritenuto come qualcosa che "c'è sempre stato": "Rispetto tutti i giudizi- ha commentato il procuratore Antimafia- rilevo tuttavia un aspetto generale di commistione impropria tra la politica e la giustizia. Le conventicole notturne in albergo sono mine allo Stato di diritto. Questi incontri impropri danno segno di degrado morale della magistratura estremamente preoccupante.
Bisognerebbe arrivare ad una revisione generale delle coscienze, del senso etico".E sulla necessità di riformare il Csm, Roberti osserva che una riforma pottrebbe essere utile, "ma non decisiva perchè si deve prima recuperare il ruolo delle istituzioni".
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