Non è il momento dei dubbi. O almeno, non dovrebbe esserlo. Non ora che la campagna vaccinale è nel pieno del ritmo e si rivolge alla fascia degli under 50. Non ora che si comincia a parlare di una terza dose in autunno. Eppure, finchè non ci sarà chiarezza, i dubbi resteranno. Con il rischio che la gente perda fiducia nei vaccini e mandi all'aria tutto il piano anti pandemia. Effetto del tira e molla che va avanti da mesi, della politica e delle logiche commerciali che «aggiustano» i dictat della scienza e confondono la comunicazione.
«In Italia sta succedendo qualcosa di gravissimo - denuncia il virologo del San Raffaele Roberto Burioni - Su un argomento dove la corretta informazione è fondamentale non solo per la sicurezza dell'individuo, ma anche per il bene pubblico, la disinformazione, le notizie incomplete e scorrette, la strumentalizzazione politica la stanno facendo da padroni. Questo è molto pericoloso per la salute di ognuno di noi e per il nostro paese. C'è una comunicazione scellerata di istituzioni e aziende, a rischio la fiducia dei cittadini».
Incredibilmente i rimpalli di responsabilità continuano anche dopo la morte di Camilla, la 18enne deceduta dopo gli Open day di Astrazeneca in Liguria. Ma finchè non si comunica che è normale che un vaccino adatto a un uomo di 70 anni possa creare problemi a un 20enne, al netto di condizionamenti politici o economici, allora si prende a picconate la fiducia (e l'intelligenza) della gente.
In Campania il governatore De Luca fa di testa sua e dice no al mix di dosi di marche diverse. Ma è anche assurdo lasciare la libera iniziativa alle singole Regioni (così ora come prima per gli Open day). Bisogna decidere sulla base di dati scientifici, punto, e non a seconda del governatore e del suo team di esperti. E là dove la scienza non è netta, la politica non dovrebbe creare ulteriore confusione. Soprattutto perchè lo stesso caos di Astrazeneca rischia di replicarsi anche con J&J. «La circolare del ministero della Salute deve spiegare un po' meglio cosa si deve fare con il vaccino J&J. Venga usato solo per gli over 60» mette le mani avanti il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. Ed è vero che sui vaccini, col passare delle settimane «le evidenze scientifiche sono cambiate», come spiega il ministro Roberto Speranza, ma «se un vaccino è raccomandato sopra o sotto i 60 anni, non è una scelta politica. Chi ci ha guidato sono le agenzie regolatorie, il Cts gli esperti che nella vita si sono sempre occupati di questo che possono cambiare opinione. Perchè quando hai a che fare con elementi nuovi può esserci una mutazione».
«Potremmo scrivere un manuale sugli errori di comunicazione del governo e su come siamo riusciti a far perdere fiducia alla gente nei confronti del vaccino - esonda il virologo Pierluigi Lopalco, assessore alla sanità della Regione Puglia - La comunicazione istituzionale è stata pessima fin dall'inizio. Nei prossimi mesi - rassicura - in autunno, il terzo richiamo si farà per tutti con un terzo vaccino nuovo, che sarà una riformulazione efficiente contro le varianti. Ad esempio Pfizer o Moderna».
«È mancato un sistema di comunicazione efficiente da parte del servizio sanitario nazionale - è
anche il verdetto del fondatore dell'istituto Mario Negri, Silvio Garattini -. Il responsabile finale è il ministero alla Sanità. Ha il compito di prendere decisioni e spiegarle bene. Qui si danno annunci ma non si spiegano».
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