La Caporetto della sinistra sulla Guardia costiera libica

Il Pd sulla Libia non ha partorito neppure un topolino. L'appoggio alla Guardia costiera di Tripoli per intercettare i migranti resta intatta.

La Caporetto della sinistra sulla Guardia costiera libica

Il Pd sulla Libia non ha partorito neppure un topolino. L'appoggio alla Guardia costiera di Tripoli per intercettare i migranti resta intatta. E forse il prossimo anno si prospetterà un maggior coinvolgimento europeo, ma le missioni al massimo cambieranno cappello rimanendo le stesse nella sostanza. Però giornaloni, Tg amici e qualche pezzo grosso del Pd hanno sbandierato un'inesistente vittoria del Partito democratico «Abbiamo assistito ad una supercazzola del Pd. L'impegno italiano in Libia prosegue come prima» ha spiegato con una battuta al Giornale il deputato della Lega Roberto Paolo Ferrari, capogruppo in commissione Difesa. Ieri alla Camera è passato con 438 sì, due no e due astenuti la risoluzione della maggioranza sulle missioni internazionali, che conferma tutti gli interventi in Libia a favore della Guardia costiera locale.

I retroscena della vicenda sono tragicomici. Il giorno prima sembrava che il governo dovesse cadere se l'Italia continuava ad appoggiare i libici in mare. In Commissione della Camera, il deputato del Pd, Enrico Borghi, minacciava fuoco e fiamme. Il sottosegretario alla Difesa di Forza Italia, Giorgio Mulè (nella foto), era appena rientrato da una visita in Kosovo. Si è messo attorno ad un tavolo con Borghi e il leghista Ferrari per trovare una soluzione riformulando l'emendamento proposto dal Pd. L'ex giornalista di lungo corso sa bene come trovare la quadra con le parole. E alla fine è passato un testo che non cambia nulla, ma auspica di far transitare una mini missione delle Fiamme gialle a favore della Guardia costiera libica sotto un altro cappello. L'operazione bilaterale Miasit, che già aiuta i libici con «assistenza e mentoring per le attività di controllo e contrasto dell''immigrazione illegale». Oppure sotto il cappello della missione europea Irini, comandata da Roma dall'ammiraglio italiano Fabio Agostini, che piace al Pd. Mulè conferma che «mi sono battuto per non mostrarci, come maggioranza, disuniti. Il risultato è che l'Italia mantiene l'impegno in Libia».

L'aborto Pd ha semplicemente convinto «il governo a verificare dalla prossima programmazione le condizioni per il superamento» dell'intervento della Guardia di Finanza «trasferendone le funzioni ad altre missioni per consolidare il ruolo dell'Italia in Libia () e potenziare il ruolo europeo». L'estrema sinistra di Leu, Più Europa e alcuni esponenti grillini e del Pd hanno presentato una risoluzione che troncava di netto qualsiasi appoggio alla Guardia costiera libica. In aula solo 40 hanno votato a favore e 376 contro.

Gli stessi esponenti Pd, come il senatore Francesco Verducci, hanno ammesso il fallimento: «L'Italia continua a cooperare con chi compie respingimenti, con chi viola i diritti umani, con chi commette crimini contro l'umanità. È l'ennesima pagina nera per il governo, per il Parlamento italiano, per il Pd».

Anche le Ong si sono scatenate compatte da Msf a Mediterranea fino ad Open arms: «La Camera dei Deputati ha scelto di continuare a indossare una benda sugli occhi per non vedere quanto accade in Libia». O forse ci vedono bene, nonostante l'arrampicarsi sugli specchi del Pd, sui 15.700 migranti riportati indietro dalla Guardia costiera libica da gennaio.

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