Cara convivente sfogati pure poi mi cercherai

Cara convivente sfogati pure poi mi cercherai

Cara convivente sfogati pure poi mi cercherai

Cara la mia non so nemmeno più cosa,

potevi risparmiare spazio e tempo per farmi sapere che avrei trovato gli scatoloni con dentro la tua roba. Così come avresti potuto lasciar stare le storie platoniche foriere di autoanalisi e presa di coscienza della tua forza interiore. Tanto lo sai che tra una settimana sarai di nuovo qui da me.

Tu come tutte le donne del tuo stampo hai bisogno di uno come me per sfogare l'amarezza che ti porti dentro dalla notte dei tempi. Le donne come te amano farsi del male e non essendo in grado di spegnersi le sigarette sulle braccia o diventare tossiche si... fidanzano, si trovano un compagno. E cercano il peggiore. Tu con un bravo ragazzo non ce la faresti perché verrebbe meno l'alibi principe dei tuoi tormenti: il bersaglio vicino. E allora dovresti andare a scucire le ferite che ti porti dietro che saranno legate, chessò, al rapporto con quel pazzo di tuo padre, una violenza domestica o chissà cos'altro. Invece tu hai me. E non riuscirai a fare a meno di me. Hai trasformato tutto questo in amore. Amore. Diavolo! Un sentimento che non esiste e che torna buono per ogni occasione.

Dici di esserti innamorata di me e poi mi elenchi tutte le mie presunte malefatte e non ti rendi conto che la parte più insondabile della tua anima gode perché un paravento del genere è funzionale alla tua stabilità emotiva. A livello spirituale sei un rottame, ma non preoccuparti: siete in tante in queste condizioni. Amate, amate, ma in realtà vi offrite, vi immolate sull'altare di un dio cannibale che è più vecchio di me e di tutti quelli che puoi aver conosciuto nella tua vita adulta. Se fossi onesta, se riuscissi a essere onesta almeno un solo maledettissimo istante, ammetteresti che senza il grande bastardo a cui ti sei votata anima e corpo dovresti fare i conti con te stessa. Ed essendo vigliacca non puoi farcela. Ti è semplicemente impossibile. I messaggini, le tracce di profumo, le lettere e le mie sparizioni hanno alimentato la nostra convivenza. Contrariamente ti saresti stancata di me in un batter d'occhio come è accaduto con quel poveraccio che hai incontrato.

Ti consiglio di lasciare gli scatoloni nell'appartamento oppure di andar via, ma cercare uno tale e quale a me altrimenti sei condannata a tornare sui tuoi passi. Fare un figlio con me è stata l'ennesimo atto di autolesionismo. La tua capacità di amare è morta perché tu hai dentro talmente tanta acqua fognaria da far spurgare che l'intasamento interiore non ti permette nemmeno di respirare, figuriamoci di provare amore. Tu fingi, soprattutto con te stessa. Non metto in dubbio che sia convinta di avermi amato senza essere ripagata. Ma è questo fare i conti del garzone da banco che fa scricchiolar tutto. Contabilizzi ogni atto di finto amore perché hai dei conti in sospeso e questi conti non tornano mai. Per te non torneranno mai, mettitelo bene in testa.

Se resti con me io prenderò atto della scelta. Se però te ne vai non dovrò far altro che mettermi alla finestra e aspettare il momento in cui tornerai con la coda tra le gambe. Quante donne come te ho conosciuto! Decine e decine. Il loro cuore come un registratore di cassa. Investimento a medio e lungo termine. Dimenticano che un uomo non è un'ambulanza che corre in soccorso dei pezzi di donna finiti sull'asfalto dopo magari qualche storia d'amore rovinosa o dopo un'adolescenza fatta di traumi più o meno celati. Mi scrivi che hai accettato tutto per amore. Storie! Edificavi semplicemente il tuo dolce calvario per poi poterci piangere in vetta aggrappata a certezze fatte di plastica dozzinale. Sei la classica donna da sottomissione liberatoria. Ogni mia ipotetica scivolata è un pezzetto di cemento che ti si appiccica al cervello per creare la barriera definitiva. Il tuo è un altruismo egocentrico. Ti vedo... ti immagino seduta in soggiorno a sorseggiare caffè d'orzo in attesa che io rientri. I tuoi pensieri banali e troppo simili a quelli di migliaia di donne che attendono i loro uomini in casa sguazzando nelle frustrazioni che gli permettono di sentirsi vive. Una vita a rimorchio di un dongiovanni, questa è la tua dimensione. Sciatta e contorta come sei non saresti in grado di vivere con un uomo che ti porti la domenica in chiesa, ti aiuti a stirare le camicie e che andando per strada non verrebbe distratto da una bella ragazza perché non avrebbe occhi che per te. Per te sarebbe la morte.

A quel punto che nome daresti ai tuoi tormenti? A chi imputare la tua lenta agonia sentimentale? In fondo tu attraverso di me hai cercato di amarti, redimerti, offrirti una nuova occasione. Se fallisco io in quanto convivente ideale, mia cara, tu finisci all'inferno.

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