Il ddl Zan (già approvato alla Camera) ha come obiettivo «prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità». Introduce il carcere fino a 18 mesi o multa fino a 6.000 euro per chi istiga a commettere o commette tali atti di discriminazione; il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza per gli stessi motivi; la reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi partecipa o aiuta organizzazioni aventi tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza. Istituisce centri antiviolenza.
Vediamo i principali punti contestati, a partire dal timore che siano a rischio libertà di pensiero, educazione e religione. All'articolo 1, tra le definizioni, il punto d (l'identità di genere), distinguendosi dagli altri tre, andrebbe a coincidere con l'ideologia gender. Nella legge si distinguono quattro concetti: «a) per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico; b) per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; c) per orientamento sessuale si intende l'attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; d) per identità di genere si intende l'identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione».
L'articolo 7 istituisce la Giornata nazionale contro l'omofobia e coinvolge tutte le scuole di ogni ordine e grado in iniziative per contrastare pregiudizi e discriminazioni. Il timore è che sia un mezzo per introdurre l'ideologia gender nelle scuole.
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