Carlo Cottarelli boccia la manovra: "Non fa nulla per favorire la crescita e migliorare i conti pubblici"

L'economista stronca la legge di bilancio varata dal governo giallo-verde. E avverte: "Per i nostri conti pubblici aumentano i pericoli"

Carlo Cottarelli boccia la manovra: "Non fa nulla per favorire la crescita e migliorare i conti pubblici"

Tra Roma e Bruxelles è 1-1 e palla al centro, ma la partita è tutta in salita per l’Italia. Carlo Cottarelli non ha dubbi: nonostante la legge di bilancio approvata dall'Europa scongiuri il pericolo immediato di una reazione negativa dei mercati finanziari – facendo scendere lo spread –, nulla fa invece per favorire la crescita e per migliorare i conti pubblici nostrani.

L'ex commissario alla Spending Review storce il naso innanzi alla manovra e sulle colonne de LaStampa, esprime tutte le sue perplessità sul testo, fatto di tante mezze-vittorie e altrettante sconfitte: "La Commissione può vantare di essere riuscita a ottenere misure aggiuntive per oltre 10 miliardi, e non sono poco, senza rinunciare alla possibilità di riaprire la questione a inizio marzo, quando i conti del 2018 saranno pubblicati. Il boverno può vantare di aver mantenuto le due principali misure promesse agli elettori: la controriforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza. Gli stanziamenti iniziali sono stati ridotti: ci viene detto che hanno fatto meglio i calcoli e si sono accorti che servono meno soldi".

Per l'economista, a perderci è soprattutto la stabilità economica italiana: "Il governo del cambiamento non ha cambiato nulla, tranne forse cambiare idea sulla possibilità, per un Paese ad alto debito come il nostro, di usare la leva della spesa pubblica per sostenere il Pil.

Il prolungamento dello status quo nei nostri conti pubblici aumenta però i rischi perché riduce il tempo a disposizione prima che l'economia mondiale ed europea rallenti, prima che il sentimento sui mercati finanziari internazionali si indebolisca, prima che una qualunque spinta recessiva porti a un aumento del rapporto tra il nostro debito pubblico e il Pil, e a una nuova crisi di fiducia. Ci perdono le prospettive di crescita dell'economia italiana".

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