Ci sono due tempi nella vita di Carmine, un prima e un dopo che non troveranno più pace tra loro. Resteranno per sempre divisi e scollegati, come una ferita che non potrà più chiudersi. Aveva quindici anni soltanto quando sua mamma è stata uccisa. Uccisa brutalmente da un uomo che diceva di amarla e che invece l'ha accoltellata all'uscita dal commissariato dove lei era già stata tante volte per denunciare quel mostro. Anzi, «quella bestia» come dice Carmine. Ci sono voluti anni prima che lui riprendesse in mano i fili di quel prima che non combaceranno mai più con la vita del dopo. Lo ha fatto attraversando un percorso difficile e doloroso, come dice lui salendo a bordo di una barchetta. Una traversata in mezzo al mare che è diventata un libro, «Là dove inizia l'orizzonte», Grausedizioni. Tra le onde c'è lui, la necessità di prendere il timone, di dare una direzione a questa vita che lo ha sorpreso a tradimento e lo ha lasciato in cerca di un porto a cui tornare. Un ragazzino rimasto solo, una valanga di ricordi di una mamma dolcissima che lo cullano e lo fanno commuovere. Le passeggiate la domenica sul mare, le colazioni al bar con il cappuccino e la brioche, sorrisi e complicità, la mano nella mano, stare bene insieme senza bisogno di dire niente. «Ogni ricordo che mi lega a te contiene un paradosso irrisolvibile: da un lato c'è la gioia di aver avuto la fortuna di viverlo, dall'altro la tristezza e l'angoscia di non poterlo più rivivere». C'è la mancanza, straziante e dolorosissima, la consapevolezza crudele e lancinante che lei non tornerà più neppure nelle cose più scontate, e così lui non vedrà più comparire sullo schermo del suo telefonino la scritta «mamma». «Ecco perché la chiamata che non c'è più è per me l'emblema del nostro distacco, perché è una chiamata di sicurezza, di gioia, è la certezza di una persona che ti dice che per te c'è e che si prende cura di te». Ma questo non è un libro al passato. Carmine Ammirati che oggi ha 21 anni, vuole portare un messaggio sul futuro a cui bisogna comunque sforzarsi di guardare. Il destino di guerra a cui sarebbe stato in qualche modo incatenato, lui lo rifiuta e lo allontana da sè con una forza incredibile. «Avevo un sogno nel cassetto: il mio libro! Perché poter lasciare un segno per gli altri per me è importante e vitale. Ho un forte desiderio di cacciare fuori quel che ho dentro, di comunicare le mie sofferenze e far comprendere il significato di rimanere soli nella vita, crescere senza l'amore della Mamma, e riuscire a superare e ricredere nella vita». C'è una montagna di dolore da affrontare, non per forza da superare, impossibile da cancellare, ma che diventa un nuovo punto di partenza. «Ho capito che aprirsi, comunicare agli altri il proprio dolore e renderli partecipi del proprio vissuto interiore avvicina le anime, perché ognuno ha bisogno di credere ancora nella vita, nonostante tutto». Resta - a dimostrazione della forza di questo ragazzo diventato grande da solo- la forza dell'andare avanti con il sorriso e la gioia di vivere, la stessa che le aveva insegnato la madre. «Ho scelto di scrivere e raccontare anche perché si capisca che, nonostante la vita possa assumere i connotati più tristi, più duri e più disumani come la mia , l'uomo ha sempre in mano il proprio destino e può scegliere un altro finale per la propria storia. Può scegliere l'amore come risposta all'odio e può scegliere la speranza al posto della disillusione più totale.
Può scegliere la strada giusta, invece che quella sbagliata, soprattutto nel rispetto della vita che pulsa ancora, nonostante tutto, nelle sue vene». Il dopo è una vittoria tutta per Carmine. Di quell'amore che vince davvero sull'odio, il più profondo e orribile che può portarti via una madre ma non il suo ricordo. Potentissimo ancora.
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