Caro direttore,
le dichiarazioni di Sala hanno aperto ancora una volta il «capitolo» Craxi. La ragione è semplice. È una pagina aperta del libro della Repubblica che, qualcuno, improvvidamente, si augurava che si chiudesse con la sua morte.
Così non è stato. Craxi è storia viva. Molto più viva di coloro che, secondo taluni, dovrebbero discutere la sua figura. È questione politica, poiché una parte di questo mondo, una sinistra giustizialista e forcaiola, trae la sua presunta legittimità dalla sua fine, avvenuta per mano giudiziaria.
Nel corso di questi anni hanno prima demonizzato, insultato e sputato addosso a Craxi, alla sua storia e ai socialisti. Per carità, non che abbiano smesso! Poi, in un periodo più recente, costretti dal confronto con la realtà e dal diradarsi della cortina di menzogne, hanno provato ad ignorare la questione. Infine, non riuscendoci, provano oggi ad aggirarla.
Mi spiace, ma non è possibile. E soprattutto non è consentito semplicemente perché operazione intellettualmente disonesta.
Non sono contraria ai momenti di discussione, alle occasioni di confronto e di riflessione. Anzi. In questi anni ho partecipato a tante iniziative e ne ho promosse ancor più con chicchessia. Ma pensare di raggirare la «questione Craxi» con pseudo-dibatti, che non si sa bene chi dovrebbe fare, come e in quale forma e con quale legittimità e credibilità, serve solo ad evitare di dire la frase più seria e più rispettabile da proferire: «Abbiamo sbagliato».
È in queste due parole che la sinistra non riesce a pronunciare, e che giungono da aree politiche paradossalmente ben più distanti dalla storia del socialismo riformista, che si inserisce la vicenda dell'intitolazione della via a Milano, la sua Città.
In questo condensato di ipocrisia e opportunismi si incuneano le dichiarazioni del sindaco di Milano. Un dire per non fare, per non scontentare, per non affrontare nulla. È inutile girarci intorno. Il problema di Sala è tutto e solo politico. Poco importa l'opinione della Città. Ciò che conta è non appalesare una maggioranza che sul tema, come abbiamo potuto constatare, è divisa.
Il sindaco auspica così un dibattito che già aveva invocato tre anni fa, nel 2017, salvo poi essersi sottratto da ogni occasione e circostanza. Ne parla come se su Craxi si dovesse emettere non si sa ancora quale giudizio. Come se tutto non sia chiaro e sotto gli occhi di tutti. Come se fosse una sorta di processo di appello che, per magnanimità, i buoni e gli ottimati, coloro che hanno ridotto il Paese alla subalternità e all'irrilevanza internazionale, intendono concedergli. Suvvia, siamo seri.
L'intitolazione di una via non è questione toponomastica, certo. È un riconoscimento. Un riconoscimento ad un uomo nei cui confronti si è consumata una ingiustizia umana ancor prima che politica. Si vuole fare questo gesto? Bene. Lo si faccia. Senza tante parole. Non lo si vuole fare poiché ancora la solita sinistra si attarda ed è avviluppata nelle sue contraddizioni. Ne prendiamo atto e, francamente, non ci stupiamo.
Ma si abbia almeno il coraggio della verità.
Si usino parole franche, come fece il sindaco Pisapia, il quale mi disse che non vi erano le condizioni «politiche». Sala, la giunta e la maggioranza, dibattano pertanto del futuro di Milano, dei bisogni dei suoi cittadini, della condizione delle sue periferie, delle tante emergenze. Per Craxi parla la storia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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