Carola Rackete, l'eroina del mondo alla rovescia di sinistra e radical chic nostrano, ha gettato definitivamente la maschera. Da intrepida paladina dei migranti, che sfida i «cattivi» come Matteo Salvini, allora ministro dell'Interno, ma non si sporca le mani con la politica, adesso si candida al Parlamento europeo. Ovviamente con Die Linke, «la sinistra» dura e pura tedesca erede del partito comunista della Germania Est. Gli stessi che aiutano e finanziano le Ong del mare.
A Strasburgo tremano più per il ridicolo della novella Giovanna D'Arco delle Ong europarlamentare, che per la pericolosità dell'ex capitana. L'ultima volta era tornata agli onori delle cronache per un arresto in Germania vestita da pinguino e avvinghiata ad un albero che non si doveva abbattere in nome della lotta per salvare il mondo. La talebana dell'accoglienza e dell'ecologia aveva poi fatto perdere le tracce in Norvegia dopo una protesta locale «in difesa dell'ecosistema». L'autocandidatura di ieri sui social ha fatto sorridere pure Salvini, che ha risposto con una battuta: «Dallo speronare motovedette italiane della Guardia di Finanza alla candidatura per Bruxelles con la sinistra tedesca, è un attimo. Auguri, viva la democrazia».
La teutonica Carola è diventata famosa nel 2019 al timone della Sea watch 3, nave dei talebani dell'accoglienza tedeschi. La capitana ha sbarcato a forza 42 migranti a Lampedusa, nonostante il divieto del governo italiano, schiacciando contro la banchina una motovedetta della Guardia di Finanza che stava cercando di impedire la manovra pirata.
La magistratura l'ha velocemente graziata e Carola è diventata un'icona elevata nell'Olimpo di sinistra assieme ad altre «eroine» come Elly Schlien, oggi fallimentare segretaria del Pd, la giornalista Rula Jebral e la scrittrice Michela Murgia.
In realtà pochi sanno che la stessa Sea Watch considerava Carola una testa matta e la mancanza di contratti con le Ong del mare l'ha spostata sulla via dei tanti «gretini» che seguono la giovane Thunberg, estremista dell'ecologia.
L'aspetto tragicomico della candidatura a Strasburgo per il voto del prossimo anno sono le folli idee e dichiarazioni dell'ex capitana proprio sull'Europa. Per Carola la Ue è assassina: «Vuole che i migranti affoghino per spaventare chi intende intraprendere gli attraversamenti». E ovviamente lei si è sempre battuta «contro il razzismo strutturale delle autorità europee». L'acuta proposta, con tanto di hastagh che ha lanciato è #DefundFrontex, una campagna per tagliare i fondi dell'agenzia europea in difesa delle frontiere esterne, che già riesce a fare poco.
Il grido di battaglia non lascia dubbi: «Come cittadini europei, dobbiamo interrompere questa politica! Dobbiamo abbattere la fortezza Europa». L'obiettivo è far entrare tutte «le persone in movimento», ovvero i migranti, come se fosse normale e legale passare clandestinamente i confini degli Stati.
Chissà se utilizzerà gli stessi slogan in campagna elettorale nei Land tedeschi che cominciano ad avere le scatole piene dei continui arrivi e dei talebani dell'ecologia. Se riuscirà ad infinocchiare gli elettori, come ha fatto con molti progressisti in Italia, povero Europarlamento.
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