Roma L'inciviltà non è un insulto razzista. A Gaggio, frazione di Castelfranco Emilia (Modena), l'inciviltà è la disinvolta noncuranza con cui si accompagna il cane a passeggio, senza prestare attenzione al fatto che il proprio amico a quattro zampe possa lasciare in giro ricordini. Questo sarebbe l'esito (non previsto) di una storiella di paese assurta agli onori delle cronache nazionali perché vede come involontaria protagonista una ex ministro della Repubblica, più volte in passato vittima di insulti razzisti. Nella frazione di Gaggio vive infatti Cécile Kyenge. La sua villetta è stata bersaglio, lo scorso 13 aprile, di un gesto vandalico.
Qualche sconsiderato ha imbrattato le mura della casa con deiezioni canine. L'europarlamentare ha sporto denuncia. E la notizia è stata resa pubblica dal Partito democratico modenese (e poi rilanciato da quello nazionale) come ennesimo atto di intolleranza. Le agenzie di stampa, quindi hanno pubblicato ampi stralci del comunicato firmato dal segretario del Pd modenese Davide Fava dove si parlava di «blitz xenofobo». Si trattava, secondo lo stesso Fava, di un «gesto chiaramente intimidatorio nei confronti del lavoro di Cécile, e di disprezzo dei valori di integrazione e inclusione che, prima come ministro e ora come europarlamentare, continua a difendere». Inutile dire che questo comunicato ha dato la stura a una lunga teoria di commenti tutti indistintamente virati sul registro dell'indignazione. Peccato che la xenofobia non c'entri nulla con l'atto vandalico. Uno dei vicini di casa della Kyenge, infatti, ha telefonato a un cronista del Resto del Carlino confessando di essere l'autore del gesto. Ha voluto mantenere l'anonimato (d'altronde sempre di atto vandalico si tratta), però ha voluto spiegare le ragioni del gesto, affermando che nulla ha a che vedere con l'odio razziale o l'intolleranza. La gola profonda di Gaggio è già pentita del gesto (e forse anche del rilievo che ha assunto sui media). «Me ne scuso - dice al telefono al cronista del Carlino - ma certe volte quando sale la rabbia cedi a reazioni spropositate. Perché l'ho fatto? Semplice: suo marito non raccoglie mai le deiezioni del loro cane di grossa taglia e all'ennesimo episodio non ci ho visto più e ho rimosso le feci e le ho gettate nel giardino». L'articolo ha provocato la reazione della stessa europarlamentare del Pd. La Kyenge respinge sdegnata la «tesi» proposta dal giornale dicendo che la sua famiglia non ha mai avuto alterchi con vicini di casa e che il rapporto con il vicinato è improntato alla più piena armonia.
«È un tentativo, questo, - spiega - di attribuire al nostro cane le responsabilità di un gesto d'odio compiuto proprio contro di me e la mia famiglia».La parola della gola profonda contro quella della Kyenge. A chi credere? Semplice, suggerisce la stessa eurodeputata, «saranno le autorità cui ho denunciato il fatto a stabilire la verità».
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