Case popolari ai nomadi L'imbarazzo della Lega

Lo aveva annunciato in campagna elettorale, che quel grande campo nomadi nella periferia est della città sarebbe stato smantellato. Ma quando nei giorni scorsi con un'ordinanza di sgombero ha mantenuto la promessa, il sindaco di Padova Massimo Bitonci, non pensava certo di ritrovarsi nei panni del primo leghista amato dai rom. Né, tanto meno, di attirarsi le ire dei padovani che ormai da dodici anni attendevano quel provvedimento. E invece. La necessità di spostare in alloggi di proprietà del Comune, la trentina di persone, di cui 18 minori, che abitavano il campo, ha catapultato il sindaco del Carroccio tra due fuochi. Tanto che per alcune ore sul plauso per lo sgombero tanto auspicato hanno prevalso le reazioni indignate dei residenti per la scelta di sistemare i nomadi negli immobili pubblici destinati all'emergenza abitativa. «Prima i padovani - è stato il mantra - ce ne sono ancora troppi che vivono in macchina».

E se qualcuno parla già di metamorfosi pragmatica in casa Lega, lui, Bitonci, preferisce ricondurre l'equivoco politico al piano della legge.

«Non si tratta di case sfilate alle graduatorie - ha chiarito - ma di abitazioni assegnate in via temporanea, che fanno parte della dotazione d'emergenza». Punge il Pd: «Ha fatto bene, ma ha sconfessato il suo slogan».

LoBu

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