Se Sparta piange, Atene non ride. L'opposizione di centrosinistra è divisa in tre sull'Ucraina, ma nell'aula di Palazzo Madama - un attimo prima del voto sulle risoluzioni - si palesa una profonda spaccatura anche nella maggioranza.
È il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo (nel tondo) a far da controcanto alla premier, con accenti così filo-Mosca (e filo-Pechino, con tanto di citazione del fantomatico «piano di pace» cinese che, lamenta, «è stato accantonato e giudicato non credibile prima ancora di essere analizzato») da far borbottare a un esponente di Fdi che «questo è pronto a votare la mozione 5S, più che la nostra». La premier era stata chiarissima e assai ferma sulla linea euroatlantica, sottolineando come il sostegno anche militare a Kiev, che «difende la libertà, la democrazia e i fondamenti stessi dell'Europa» dall'assalto russo, «sarà assicurato fino a quando necessario, senza calcolare l'impatto sul consenso». Romeo dice l'esatto contrario: accusa l'Europa e «tutto l'Occidente» di «aver perso la ragione» e di alimentare «una corsa ad armamenti sempre più potenti». Imputa ai governi occidentali (incluso il suo, dunque) e non a Putin di essere «sordi» alle ragioni del negoziato. Grida che la Russia «non può essere sconfitta» perché mai è successo nella storia (che in verità, dalla Crimea alla Prima guerra mondiale all'Afghanistan, è una lunga teoria di sconfitte russe) e infine - in un crescendo rossiniano denuncia la crudele persecuzione di chi non la pensa come la Nato (e quindi come la Meloni, che lo fissa a labbra serrate): «Diciamo di difendere la libertà, ma che libertà è quella che criminalizza qualsiasi idea che si discosta dal pensiero dominante? Assomiglia più ad una dolce tirannia», conclude con accenti orsiniani (da Alessandro Orsini, noto cremlinofilo da talk show). I grillini applaudono.
«Parole ambigue e allarmanti: la Lega sta con Putin o con l'Ucraina?», chiede la renziana Raffaella Paita. La capogruppo Pd Malpezzi segnala: «L'assenza dei ministri della Lega e le parole di Romeo dicono che esiste un problema nel governo e per la credibilità italiana: Meloni è stata sconfessata dalla Lega».
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