"Non mi ricandido". La politica uccisa dallo strapotere delle toghe

La magistratura e il caso Toti: il governatore non si ricandiderà

"Non mi ricandido". La politica uccisa dallo strapotere delle toghe
00:00 00:00

In attesa che Giovanni Toti si faccia amputare le gambe per scongiurare ogni pericolo di fuga (e che i giudici rispondano che oggi si fanno ottime protesi, quindi debba restare dentro) e in attesa che Toti si dimetta da essere umano per scongiurare di continuare a far politica (e che i giudici rispondano che i grillini hanno dimostrato che essere umani non serve, quindi debba restare dentro) Giovanni Toti si è limitato ad annunciare che non parteciperà alle prossime elezioni previste in Liguria, che sono le Regionali del 2025, e che quindi non potrà «reiterare il reato» e insomma delinquere, ciò che viene equivalso a far politica.

La legge nazionale oltretutto prevede un limite di due mandati per guidare una regione, e Toti è già al secondo, ma, anche qui, i giudici potrebbero rispondere che Toti a scuola andava male in matematica. Chi pensasse che stiamo facendo troppo gli spiritosi probabilmente ignora il surreale dibattito giurisprudenziale in corso, quello secondo il quale, dice la procura di Genova, Toti deve dimettersi e lasciare la presidenza della Regione punto e basta: solo questo potrebbe indurlo a lasciare gli arresti domiciliari che lo vedono rinchiuso dal 7 maggio.

Per il resto, una minima ricostruzione del caso giudiziario consente di ipotizzare (inventare) che i problemi in matematica di Toti facciano il paio con problemi in diritto costituzionale della procura genovese quando studiavano all'università, in particolare circa gli articoli 27 e 48. Non c'è una sola misura restrittiva, infatti, che appaia in linea con la Carta e col codice di procedura (articolo 289).

1) L'arresto di Toti è rimasto sulla scrivania del giudice per più di quattro mesi mentre le indagini e le intercettazioni duravano da quattro anni: non è stata chiara a nessuno l'esigenza di arrestarlo, anche considerando che la custodia cautelare dovrebbe essere una «extrema ratio» intesa come rimedio estremo ed eccezionale.

2) L'inchiesta preliminare pertanto è stra-finita, documentale, i testi e i coindagati sono già stati interrogati o re-interrogati: non è chiaro quali prove si possano inquinare. Le carte e le intercettazioni le abbiamo già viste sui giornali grazie al colabrodo istruttorio.

3) Per gli amatori: il comunicato della Procura, il 7 maggio, faceva notare che anche «le aziende coinvolte ma non destinatarie di contestazioni» potevano dimostrare la propria «estraneità ai reati per cui si procede». Dovevano dimostrare la loro innocenza, ossia, anche se non risultavano indagate. Si chiama «inversione dell'onere della prova», on gran voga durate la Santa Inquisizione.

4) Secondo la Procura, ricevere finanziamenti in chiaro iscritti a bilancio (e sbloccare pratiche, trovare soluzioni, fruire di spot pubblicitari, agevolare uno sponsor per un'opera pubblica) è traducibile in corruzione, anche se non lo è nel resto d'Occidente. A scanso di equivoci, a Giovanni Toti non hanno trovato un solo euro fuori posto.

5) Fare buon viso a cattivo gioco, ossia le dichiarazioni di Toti secondo le quali non accetterà più finanziamenti in chiaro da privati, alla Procura non è bastato.

6 ) Se fosse rimesto in libertà, e se governasse, Toti potrebbe inquinare le prove o ripetere il «reato» in virtù della stessa carica che lo ha visto presidente della Liguria dall'11 giugno del 2015, con 383mila preferenze in rappresentanza del 56 per cento dei votanti.

7) L'ombra di quattro gatti siciliani trapiantati a Riesi (Genova) con cui ci sarebbe stato un voto di scambio (senza lo scambio) a parere della Procura era qualcosa che poteva ripetersi con le Elezioni Europee, anche se Toti non era candidato: finite le Europee, la Procura ha esteso il «pericolo di reiterazione» a tutte le elezioni future. Allora, ieri, ancora per far buon viso a cattivo gioco, Toti ha detto che non si candiderà più. Ora vedremo che cosa s'inventeranno per giustificare che debba dimettersi, obbiettivo politico di un'inchiesta giudiziaria.

8) A meno di folgorazioni del Tribunale del Riesame, tutta questa vicenda

finirà in Cassazione (a fine estate) o alla Consulta (un anno e mezzo minimo) perché in pratica, in Italia, pm e giudici fanno quello che vogliono senza pagarne pegno. Quello lo pagano altri, e potremmo fare un esempio a caso.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica