Caso Montini, il 17enne confessa. Lite con l'anziano per 300 euro falsi

Il giovane falegname al Beccaria: "Sono stato io". Le tracce del suo Dna sull'arma e su un corrimano

Caso Montini, il 17enne confessa. Lite con l'anziano per 300 euro falsi
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«Sono stato io a uccidere e a rapinare Candido». Ha confessato ieri mattina durante l'interrogatorio di garanzia il 17enne fermato lunedì per l'omicidio di Candido Montini. Nell'istituto penale per minori «Cesare Beccaria» di Milano e davanti al giudice delle indagini preliminari del Tribunale dei minori, Irina Alice Grossi, il giovane falegname ha ammesso di aver accoltellato a morte il commerciante 76enne di Catasco di Garzeno. All'udienza di ieri, conclusasi con la convalida del fermo del minore per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e della misura della custodia cautelare in carcere, erano presenti anche la pm del Tribunale dei minori Myriam Iacoviello e i due difensori di fiducia del 17enne, Valentina Sgroi e Paolo Guzzetti. Si chiude così, dopo un mese esatto dal ritrovamento del cadavere del 76enne, l'inchiesta sul giallo dell'Alto Lago di Como. Un'inchiesta risolta grazie al lavoro certosino dei carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Como guidati dal tenente colonnello Francesco Spera, che hanno indagato con i colleghi dell'aliquota del Nucleo operativo radiomobile della compagnia di Menaggio (Como) e con quelli del Reparto Crimini violenti del Ros, nonché l'apporto determinante del Ris di Parma. In questi giorni a carico del 17enne si erano accumulati, ormai, numerosi gravissimi indizi: la presenza del suo sangue sul coltello trovato all'esterno della casa della vittima, tracce del suo Dna sul cancelletto sia interno che esterno del vialetto che porta sulla scena del crimine e sopra un corrimano delle scale all'esterno della porta di casa, il ritrovamento a casa sua di un coltello identico per marca e modello all'arma del delitto che lui stesso aveva abbandonato a poche decine di metri dall'abitazione dell'anziano, la lite il giorno prima dell'omicidio per via del tentativo, da parte del ragazzo, di farsi cambiare in paese e da Candido Montini 300 euro falsi, l'alibi rivelatosi inconsistente fornitogli dalla mamma. Dieci giorni fa gli investigatori dell'Arma avevano chiesto e ottenuto dalla famiglia, parente alla lontana della vittima, la possibilità di effettuare il prelievo del Dna su tutti i componenti, incluso il minore ora detenuto al Beccaria. I controlli incrociati operati dal Ris hanno consentito di trovare una corrispondenza netta nelle tracce attribuite al sospettato.

A rendere noto l'esito dell'interrogatorio di ieri è stata, nel primo pomeriggio, la presidente del Tribunale dei Minori, Maria Carla Gatto con un comunicato.

«Anche questa tragica vicenda, che segue a breve distanza di tempo altri eventi parimenti drammatici che hanno come protagonisti giovani appartenenti a famiglie inserite nel contesto sociale - ha sottolineato la presidente - evidenzia un gravissimo e allarmante disagio che non viene tempestivamente intercettato né dalla famiglia, né dalla scuola, né dalle diverse agenzie del territorio».

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