Prevedibile come una gara d'appalto, è arrivata l'indignazione delle «toghe rosse» contro il ministro della Giustizia Carlo Nordio (nella prima foto), colpevole di avere osato mettere sotto accusa i pm di Firenze che indagano su Matteo Renzi.
Il 27 luglio, come rivelato dal Giornale la settimana scorsa, il ministro aveva fatto partire il procedimento disciplinare a carico di Luca Turco (nella seconda foto) e Antonino Nastasi, i magistrati titolari dell'indagine a carico dell'ex presidente del Consiglio. Colpevoli, secondo l'ispezione inviata da Nordio nel capoluogo toscano, di una inaccettabile violazione di legge: avere copiato e conservato, depositandoli poi in altri processi, il contenuto del computer sequestrato a Marco Carrai, coindagato di Renzi, nonostante l'ordine esplicito di restituzione «senza estrarre copia» disposta dalla Cassazione.
Per questo, Nordio ha avviato il procedimento disciplinare contro i due, chiedendo alla procura generale della Cassazione di provvedere agli accertamenti. Da parte del ministro praticamente un atto dovuto, una volta che erano arrivate sul suo tavolo le relazioni dell'ispettorato dopo mesi di indagine sull'operato dei pm fiorentini. Che l'Associazione nazionale magistrati non prendesse bene la mossa del Guardasigilli era scontato, fin dall'inizio infatti Turco (che della corrente di Magistratura democratica è stato esponente in vista) e Nastasi sono stati difesi a spada tratta dall'Associazione, la cui sezione toscana a botta calda ha accusato il ministro di voler delegittimare l'operato dei pm fiorentini. Ora però a intervenire è il comitato esecutivo di Area, la corrente di sinistra dell'Anm, quella dove è confluita anche Magistratura democratica. E le parole si fanno ancora più pesanti. «Il ministro ancora una volta strumentalizza il potere disciplinare per colpire gli autori di scelte giudiziarie sgradite. Ancora una volta il ministro intimidisce i magistrati che si azzardano a esercitare le proprie prerogative anche in indagini o in processi in corso che riguardano condotte dei potenti». A sollevare le ire di Area, oltre al procedimento disciplinare contro Turco e Nastasi è anche l'iniziativa analoga contro i pm che a Torino indagando su «Bigliettopoli» intercettarono senza autorizzazione un senatore del Pd. Per la corrente rossa, Nordio si è mosso al seguito del «clamore sollevato dalla politica»: «Questa deriva rischia di compromettere definitivamente l'indipendenza della magistratura». Appello finale, «non abituiamoci, non rinunciamo alla indignazione». Resistere, resistere.
Invano, nel comunicato di Area, si cercherebbe un accenno alle colpe gravi di cui Turco e Nastasi si sarebbero resi responsabili violando una sentenza della Cassazione.
Nessuna traccia neanche della grave sconfessione subita dalla Procura di Firenze da parte della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il sequestro da parte dei pm della mail e delle chat di Renzi, acquisite senza chiedere l'autorizzazione del Senato. I due pm per Area sono innocenti a prescindere. Commenta Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva: «Area vuole il rispetto della legalità, o la difesa dei suoi iscritti?».
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