Il 2020 del Movimento 5 Stelle si è aperto come si era chiuso il 2019: con una defezione eccellente. Questa volta, a separare il proprio percorso dal M5s è stato Gianluigi Paragone, di cui il collegio dei probiviri pentastellati ha ufficializzato l'espulsione dal partito. L'ex giornalista, a sua discolpa, aveva presentato una memoria difensiva che però è stata giudicata insufficiente. Troppo pesanti le bordate sparate da Paragone contro il Movimento e soprattutto Luigi Di Maio. Alla fine, hanno prevalso le contestazioni rivolte dai probiviri al senatore: non avere votato la fiducia al Conte-bis e, più di recente, avere votato contro la legge di bilancio.
Il no di Paragone alla manovra giallorossa ha rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. E le sue dichiarazioni nei giorni successivi a Natale, contro il Movimento "che ha tradito gli elettori" e contro quei parlamentari che "predicano bene e razzolano male" non avendo versato neppure un euro di rimborsi nel 2019 hanno fatto rompere in mille pezzi il vaso della pazienza di Di Maio. Il quale, senza troppi problemi, si è sbarazzato dell'ex direttore de La Padania. Dopo essere stato fatto fuori dal Movimento, Paragone ha denunciato di essere "stato espulso dal nulla. C'era una volta il 33%, ora...". Come a dire che i consensi dei pentastellati sono in caduta libera, ben testimoniati dai risultati alle elezioni regionali in Umbria e dai sondaggi che, alle consultazioni in programma il prossimo 26 gennaio in Emilia-Romagna e Calabria, li stimano ben al di sotto del 10 per cento.
Paragone, denunciando gli errori e le ipocrisie del partito con cui era stato eletto in Senato nel 2018, ha firmato la sua condanna a morte politica. L'espulsione è apparsa ai più inevitabile, anche perché l'ex conduttore de La Gabbia, su La7, aveva incassato feroci critiche da colleghi come la presidente della commissione Finanze della Camera, Carla Ruocco, da lui citato come uno degli esponenti pentastellati non in regola con i versamenti. "Rassicuro Paragone che al rientro sistemerò i mesi mancanti. Però, non posso evidentemente accettare lezioni da lui che non mi pare abbia mai interpretato lo spirito del Movimento 5 Stelle nè per militanza nè per sua storia personale passata e presente e probabilmente futura!", aveva scritto Ruocco su Facebook poco prima dell'espulsione dal M5s di Paragone, su cui - al pari di molti colleghi - si è abbattuta la scure grillina.
Alla fine, Paragone è stato scaricato da tutti. E in pochi hanno avuto il coraggio di difendere la sua coerenza. Tra quei pochi c'è anche Vittorio Sgarbi. Nella tarda serata di mercoledì il critico d'arte ha pubblicato sui suoi profili social un breve post in difesa di Paragone.
Tirando allo stesso tempo l'ennesima stoccata a Beppe Grillo e soci: "#movimento5purghe #movimento5patacche Espulso Paragone. Quando si accorgono che tra di loro c'è, incredibilmente, qualcuno che pensa, lo cacciano", ha scritto Sgarbi.#movimento5purghe#movimento5patacche Espulso Gianluigi Paragone. Quando si accorgono che tra di loro c’è, incredibilmente, qualcuno che pensa, lo cacciano. @stampasgarbi @Libero_official @ilgiornale @Agenzia_Ansa @nino_ippolito @pbecchi
— Vittorio Sgarbi (@VittorioSgarbi) January 1, 2020
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.