Caso Regeni, la famiglia chiede aiuto: "Basta parole"

Ottenere "verità e giustizia per Giulio significherebbe anche aiutare il popolo egiziano"

Caso Regeni, la famiglia chiede aiuto: "Basta parole"

Ottenere «verità e giustizia per Giulio significherebbe anche aiutare il popolo egiziano». Lo ha sottolineato la madre di Giulio Regeni, Paola, intervenendo ieri mattina in collegamento con la sottocommissione Diritti umani del Parlamento Europeo, a Bruxelles, al fianco del marito, Claudio Regeni. «Con Giulio - continua Paola Regeni - tutto il mondo ha capito» che nell'Egitto di Abdel Fattah al Sisi «anche a uno straniero può succedere di essere preso, torturato e ucciso». Il padre di Giulio Regeni, Claudio, chiede all'Ue «azioni e non solo parole. Le singole nazioni procedono in base a interessi particolari» nei confronti dell'Egitto, malgrado la «situazione molto preoccupante per i diritti umani». Ciò nonostante, «si organizzano esposizioni e fiere di armi, sponsorizzate da ditte di nazioni Ue». All'Unione Europea «chiediamo supporto con azioni, oltre che con parole». «La Procura di Roma - conclude Paola Regeni - ha un'autopsia» condotta sul corpo del ricercatore italiano «di più di 260 pagine. È la testimonianza più grande che possiamo offrire sul non rispetto dei diritti umani» nell'Egitto di al Sisi.

Anche l'avvocata della famiglia, Alessandra Ballerini, è intervenuta in audizione: «Quello che noi chiediamo agli ambasciatori, alle Istituzioni dei Paesi della Ue, al Parlamento europeo, è di fare tutte le

pressioni che possono, in ogni singolo incontro che fanno con le autorità egiziane, per avere l'elezione di domicilio dei quattro imputati dell'omicidio di Giulio e subordinare a questa condizione qualunque altro affare».

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