A Catania coppia assassinata, fermato un profugo ivoriano

Lui picchiato a morte e lei giù dal balcone. Sotto torchio un immigrato 18enne del Cara di Mineo, trovato col cellulare dell'uomo: indossava gli abiti della vittima

A Catania coppia assassinata, fermato un profugo ivoriano

Li hanno ammazzati senza pietà. È orrore a Palagonia, in provincia di Catania, per il duplice omicidio dei due coniugi Vincenzo Solano, 68 anni, e Mercedes Ibanez, 70 anni. Lui è stato picchiato brutalmente e colpito più volte al collo, lei l'hanno gettata dal balcone della villetta in cui viveva con il marito. Forse la donna stava scappando dal suo assassino.

Ma i dubbi, se mai ce n'erano stati, sono stati sciolti in serata con l'arresto - ordinato dal procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, di un venticinquenne, originario della Costa d'Avorio. Il movente è stato una rapina avvenuta nella notte tra sabato e ieri, e il fatto che sia finita male a spiegare la barbarie con la quale l'assassino (forse più d'uno) si è scagliato contro la coppia. L'attenzione si è subito rivolta su di un extracomunitario ospite del Cara di Mineo, il più grande centro di accoglienza per richiedenti asilo.

Il giovane ivoriano, il 18enne Mamadou Kamara, aveva il cellulare di una delle vittime. E, in un primo momento, non ha saputo spiegare il perché. Poi, nell'interrogatorio, avrebbe detto di averlo trovato. Sui vestiti che indossava sarebbero state individuate tracce ematiche, che l'hanno incastrato. Ma più ancora è stato decisivo il fatto che l'assassino indossasse i vestiti della sua vittima, che sono stati riconosciuti da una delle figlie dell'uomo: si era liberato dei suoi perché intrisi di sangue.

Il cellulare lo hanno rinvenuto i poliziotti durante i controlli all'ingresso del Cara, che sono intensificati. La scorsa settimana, ad esempio, è stata sequestrata della droga. Il giovane rientrava al centro con un borsone. Al suo interno c'erano cellulari, un computer e una videocamera. La cosa ha insospettito gli agenti, ma nessuno immaginava che di lì a breve si sarebbe scoperto un efferato duplice assassinio.

L'indirizzo di «Villa Solano 211» è stato fornito ai poliziotti da una delle figlie della coppia. È lei che mamma e papà avevano chiamato per ultima sabato sera. Una pattuglia di carabinieri si è diretta all'abitazione pensando di restituire la refurtiva. Sembrava che non ci fosse nessuno in casa. Ma i carabinieri hanno compreso che qualcosa non andava. Il corpo della signora era riverso a terra in giardino, l'uomo era in casa senza vita. È stato picchiato e colpito al collo diverse volte con un oggetto.

Chi potrebbe avercela avuta con i Solano? Avevano lavorato per anni in Germania e ora volevano godersi la loro casa. Qualche episodio di microcriminalità legato agli ospiti del Cara si è registrato in passato, ma mai un crimine così efferato. Ma resta il fatto che i richiedenti asilo possono uscire dalla struttura e girovagare dove vogliono. Ma c'è di più. Perché per gli stranieri che, per via del loro comportamento, perdono ogni diritto all'accoglienza - come è avvenuto per tre nigeriani del centro di accoglienza di Romitello (Palermo), che hanno fomentato una rivolta e sono entrati in colluttazione con poliziotti e carabinieri - la legge prevede che siano lasciati a spasso.

Un fatto grave che non va sottovalutato secondo il Consap di Palermo. «La legge è fortemente lacunosa – commenta il sindacato -.

Abbiamo in strada stranieri che hanno già dato ampia dimostrazione di non essere affatto rispettosi della legge italiana. I cittadini sono, dunque, meno sicuri. Questi extracomunitari, che sono lasciati in balia di se stessi, potrebbero essere tentati a commettere dei reati per sopravvivere».

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