San Paolo. È stato solo grazie all'olfatto di Max, una cagnona di 35 chili e 6 anni specializzata nella localizzazione di persone, che l'altro ieri i Marines messicani hanno potuto arrestare Rafael Caro Quintero, il terzo maggior narcotrafficante a piede libero dell'America latina dopo Ismael «El Mayo» Zambada del Cartello di Sinaloa e Ruben Oseguera, alias «El Mencho», del Cartel Jalisco Nueva Generación.
Caro Quintero era già stato arrestato e condannato a 40 anni di reclusione in Messico ma era latitante dal 2013, dopo essere stato rilasciato per un errore giudiziario. Da ieri, è tornato nel supercarcere dell'Altiplano, non una garanzia visto che proprio da là evase el Chapo Guzmán prima di essere riacciuffato e finalmente estradato negli Usa. La cattura del latitante con un taglia sulla testa da 20 milioni di dollari è stata possibile anche grazie alla tecnologia dell'agenzia antidroga statunitense Dea. Per la cronaca solo per Bin Laden ed Al Zawiri, Washington si era detta disposta a pagare di più. Il motivo di tanto interesse è semplice: il «Narco dei Narcos», questo il soprannome di Caro Quintero, era ricercato negli Usa da 37 anni per l'omicidio dell'eroico agente speciale della Dea, Enrique Kiki Camarena, avvenuto nel febbraio del 1985.
Nato nel 1952 a Badiraguato, la Corleone messicana che ha dato i natali anche al Chapo, con Miguel Ángel Félix Gallardo, alias «Il Capo dei Capi», Caro Quintero aveva fondato negli anni '70 il cartello di Guadalajara, sino a metà anni 80 il maggiore distributore di droghe del paese. In quel periodo, Kiki era riuscito ad infiltrarsi nel cartello, trovando l'ubicazione del ranch El Búfalo, all'epoca il maggiore centro di coltivazione di marijuana al mondo. Dopo essere stato scoperto, Kiki fu rapito, torturato per oltre un mese dagli uomini di Caro Quintero e ucciso. Il suo cadavere fu ritrovato il 5 marzo 1985 in una zona rurale di Zamora, nello stato occidentale del Michoacán, oggi la città con più omicidi al mondo, 197 ogni 100mila abitanti. Da tempo il cartello di Guadalajara non esiste più, ma le «gesta» di Caro Quintero che 40 anni fa si era addirittura offerto di pagare il debito estero del Messico, e la storia eroica di Kiki Camarena sono state riproposte di recente dalla serie Narcos, su Netflix. Al momento della sua cattura, il boss si nascondeva nella zona montuosa del cosiddetto Triangolo d'Oro, tra Sinaloa, Chihuahua e Durango, ed è stato sorpreso da Max tra la fitta vegetazione del paesino di San Simón, comune di Choix, sulle montagne sinaolensi.
Mesi fa erano emerse informazioni secondo cui Caro Quintero era tornato sulla piazza reclutando tra le fila di una sua nuova organizzazione criminale i killer di La Línea, l'ala armata del Cartello di Juárez, un gruppo che combatte per il controllo del territorio di Chihuahua e Sonora contro il cartello di Sinaloa del suo compaesano Chapo. Il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick B. Garland ieri ha detto di avere chiesto «l'immediata estradizione di Caro Quintero».
Vedremo che farà il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, Amlo come lo conoscono tutti, che sempre ieri ha confermato che una squadra di Marines che ha partecipato alla cattura del boss e che viaggiava su un elicottero Black Hawk si è schiantata, con un tragico bilancio di 14 morti.
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