Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha convocato ieri l'incaricato d'affari del Venezuela «per protestare per la mancanza di informazioni sulla detenzione di Alberto Trentini e per contestare l'espulsione di 3 nostri diplomatici da Caracas. L'Italia continuerà a chiedere al Venezuela di rispettare leggi internazionali e volontà democratica del suo popolo» ha detto su X il ministro prima dell'incontro.
«Siamo molto provati. Non sento mio figlio da due mesi, da quando lo hanno portato via. Lui ora è ostaggio del Venezuela, ma è solo una pedina.
Bisogna forzare il silenzio su questa vicenda, forse l'interrogazione parlamentare ha cominciato a smuovere le coscienze» ha aggiunto la mamma di Alberto, Armanda.
Di certo c'è che il 45enne, lavoratore dell'umanitario originario di Lido di Venezia e da 20 anni impegnato in missioni tra Africa, Sudamerica, Libano e Balcani per conto di ong internazionali, era arrivato in Venezuela il 17 ottobre per coordinare i lavori sul campo di Humanity & Inclusion. Una organizzazione non governativa fondata in Francia nel 1982 e leader mondiale nell'aiutare le persone disabili e vulnerabili in situazioni di povertà ed esclusione nelle zone conflittuali e più disastrate del pianeta, con 3.500 operatori sul campo come il nostro Trentini distribuiti in 60 paesi del mondo.
Da quando è stato arrestato, il 15 novembre scorso vicino alla frontiera con la Colombia dalle forze di intelligence che rispondono al presidente de facto Nicolás Maduro, Trentini sarebbe in carcere, probabilmente nella capitale Caracas, senza un avvocato difensore, senza avere ricevuto visite e, soprattutto, senza che nessuno abbia notizie di lui né sulle sue cagionevoli condizioni di salute visto che soffre di asma, pressione alta e altre patologie, per cui deve assumere ogni giorno farmaci salvavita.
Di fatto Trentini è desaparecido, e le altre certezze su di lui sono solo due. La prima è che ad arrestarlo è stato il Servizio amministrativo di identificazione, migrazione e immigrazione, il Saime, ente statale che dipende dal ministero del Potere Popolare per le Relazioni Interne, la Giustizia e la Pace guidato da Diosdado Cabello, il numero due del regime venezuelano. La seconda certezza è che, quello stesso giorno, il Saime lo ha consegnato ad agenti della Direzione generale del controspionaggio militare, la Dgcim, uno degli organi repressivi del Venezuela denunciati alla Corte Penale Internazionale per le torture e la violazione dei diritti umani.
«Abbiamo chiesto tutte le garanzie attraverso il segretario generale
(del Ministero degli Affari Esteri italiano) all'incaricato degli affari venezuelano e abbiamo richiesto una visita consolare (per vedere in carcere Trentini)» ha detto Tajani dopo avere incontrato il diplomatico di Caracas.
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