Cellule Isis e stragi sventate. La guerra santa è a Berlino

Il caso dell'attentatore siriano è solo la punta dell'iceberg. A giugno un arresto per gli Europei, a luglio sgominato un gruppo asiatico

Cellule Isis e stragi sventate. La guerra santa è a Berlino
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«Si conferma l'alto livello di allerta, in relazione a possibili eventi di carattere terroristico di qualsiasi natura, in particolare durante le Festività» è l'annuncio che campeggia da aprile sul sito Viaggiare sicuri della Farnesina, non su Israele o l'Afghanistan, ma per la Germania. Il servizio segreto interno, Bundesamt für Verfassungsschutz (BfV), ammette sul suo sito che sono «27200 i potenziali jihadisti nel 2023» più o meno individuati. Ieri la polizia ha ucciso un tedesco che aveva cominciato ad accoltellare i passanti in strada nel Nord Westfalia, dove si trova anche Solingen, la cittadina dell'attentato jihadista di venerdì.

L'aspetto più inquietante è che il siriano, Issa Al H., reoconfesso dell'uccisione a coltellate di 3 tedeschi, dopo non essere stato espulso in Bulgaria, ha ottenuto uno speciale status di protezione concesso a chi non può venire rimandato nel proprio Paese. L'anno scorso lo stesso status è stato garantito a 70mila rifugiati e gli attacchi jihadisti dal 2022 coinvolgono quasi sempre immigrati islamici che chiedono l'asilo in Germania. L'attentato non è un fulmine a ciel sereno. L'11 giugno il capo dei servizi segreti interni (BfV), Thomas Haldenwang, ha dichiarato che «il rischio di attacchi jihadisti è più alto di quanto non lo sia stato da molto tempo». Il responsabile dell'intelligence parlava di «una spirale della radicalizzazione» provocata dalla guerra a Gaza e dal Corano dato alle fiamme in Scandinavia.

L'ultimo caso del siriano affiliato all'Isis è solo la punta di un iceberg. In giugno la polizia ha arrestato un sodale dello Stato islamico del Khorasan, la costola afghana del Califfato, con cittadinanza tedesca, ma di origini marocchine che si stava infiltrando come stewart per gli europei. L'intelligence ha scoperto che mandava soldi all'Isis-K. Lo Stato islamico aveva minacciato di lanciare attacchi con droni esplosivi sugli stadi. La Voce del Khorasan, organo di propaganda on line, ha pubblicato il fotomontaggio di un jihadista armato di kalashnikov che osserva lo stadio Bayern di Monaco.

Il 31 maggio un noto attivista di destra anti islamico, è stato accoltellato gravemente, assieme ad altre quattro persone, da un attentatore jihadista che ha ucciso un poliziotto. L'assalitore afghano era un richiedente asilo. I tedeschi hanno sventato diversi attentati negli ultimi mesi. Il più clamoroso era l'attacco alla cattedrale di Colonia che il tajiko, Muhammadrajab B., stava preparando per Capodanno.

L'Isis del Khorasan conta su numerosi adepti originari delle ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale. L'intelligence ha scoperto una «rotta ucraina» da dove si infiltrano i terroristi spacciandosi per rifugiati. Il 6 luglio 2023 un'operazione congiunta dell'antiterrorismo tedesco e olandese ha sgominato una cellula composta da tajiki, kirghizi e turkmeni. Una coppia di asiatici che ne faceva parte raccoglieva pure fondi per l'Isis. I nove terroristi erano arrivati in Germania dall'Ucraina nel 2022 accolti dopo l'invasione russa. Prima del conflitto la Turchia deportava molti «illegali» dell'Asia centrale verso Kiev, dove non avevano bisogno di visto. In questo magma si nascondevano gli operativi jihadisti che avevano combattuto in Siria o Iraq. E alla fine si presentano in Germania come innocenti rifugiati usando documenti o generalità false per chiedere asilo.

Un altro volano è la propaganda jihadista che viaggia su TikTok con l'aggiunta di musica dei rapper islamici tedeschi.

L'antiterrorismo monitorizza soprattutto i gruppi social «Musulmani interattivi» e «Generazione Islam», che sono collegati a movimenti estremisti come Hizb-u-Tahir capace di organizzare manifestazione di massa in molte città tedesche. Ad Amburgo sono sfilati a migliaia in aprile, con le donne rigorosamente velate e separate dagli uomini. Slogan e cartelli inneggiavano alla fondazione del Califfato e alla «soluzione finale» della lotta musulmana.

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