Campo largo o grande centro? Sembra essere questo il dubbio che attanaglia i tanti partiti di centro che sono nati nel corso degli ultimi anni.
Se Luigi Di Maio ancora non si espone sulla collocazione della sua nuova formazione politica, il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte sta ancora leccandosi le ferite dopo la scissione e la batosta alle Comunali. La paura è che il Pd possa scaricare i pentastellati per dar vita a un 'campo largo' con le forze riformiste come Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi. Il centro fa gola a un Enrico Letta che vorrebbe dar vita a un nuovo Ulivo. Certo, non è facile tenere insieme Conte e Di Maio, Renzi e Calenda, tutte personalità che hanno difficoltà a parlarsi tra loro.“Io non parlo con Di Maio. Ha disintegrato tutto quello che avevo fatto al Mise. Si è convertito? A me non mi interessa. Interessa al Pd", ha detto il leader di Azione che, poi, si è tirato fuori anche dal progetto di Letta: “Io ho sempre detto che del campo largo non facciamo parte. Secondo me, anche se vincesse, non riuscirebbe a governare un mese e mezzo". Calenda, forte del quasi 5% che gli attribuiscono i sondaggi, è tentato dall'idea di correre da solo, lasciando perdere ipotetici alleati con i quali non è mai andato d'accordo.
Chi non ha dubbi sul fatto che il centro debba cercare un'alleanza con Letta è il deputato Giacomo Portas, leader dei Moderati: “Noi – spiega a ilGiornale.it, esistiamo da 15 anni e siamo stati sempre e soltanto alleati con la sinistra”. Finora, per il parlamentare torinese iscritto al gruppo di Italia Viva, il vero ostacolo era rappresentato dal M5S, ma “tanto ormai i Cinque Stelle, a breve, - profetizza - non esisteranno più”. Per il renziano Michele Anzaldi, invece, una coalizione di centro può nascere “ma per avere successo alle prossime elezioni, non potrà e non dovrà essere una sommatoria di sigle e di nomi, ma dovrà fondarsi sulle idee, sul programma da presentare agli elettori”. Il punto di riferimento è, dunque, “l'Agenda Draghi” e una piattaforma programmatica basata su alcuni punti forti quali l'atlantismo, l'europeismo, il taglio delle tasse, il no chiaro e netto all'assistenzialismo e agli sprechi nella spesa pubblica. “Italia Viva punta a lavorare insieme a chi condivide un determinato percorso per il governo, a prescindere dai nomi, le sigle, i leader che verranno dopo, quando saremo più vicini alle elezioni”, sottolinea Anzaldi.
Al centro del panorama politico vi sono anche tante formazioni vicine al centrodestra che vengono corteggiate perché abbraccino il progetto del Terzo Polo. Dopo lo scioglimento del gruppo “Coraggio Italia” è nata una nuova componente del gruppo misto "Vinciamo Italia-Italia al Centro con Toti" a cui hanno aderito 11 deputati, tra cui Giorgio Silli che assicura: “Restiamo assolutamente nel centrodestra”. Il deputato fiorentino ribadisce quanto già affermato da Toti: “Vogliamo aprire il centro destra ai civici e a tutti quelli che ci vogliono stare nella maniera più inclusiva possibile”. Sulla stessa lunghezza d'onda si posizionano le parole di Maurizio Lupi: “Noi con l’italia guarda al futuro ma è saldamente ancorata alla propria storia, ai propri valori, alla propria identity: siamo il centro del centrodestra e puntiamo a rafforzare l’area moderata della coalizione”. Il 'grande centro', dunque, non affascina perché, come spiega l'ex ministro: “Tanti piccoli De Gasperi non ne fanno uno”.
Renzi, Calenda, Di Maio, Conte, Toti, Brugnaro, Mastella e Della Vedova sono solo alcuni dei protagonisti del tanto ambito centro. Troppi leader per un progetto non ancora nato e che ha scarse possibilità di successo. “Sono personalità preoccupate più di completare il proprio corso nelle istituzioni che non di creare un soggetto politico nuovo”, sentenzia il deputato Gianfranco Rotondi, parlando con ilGiornale.it. Il punto di riferimento è sempre la Dc che, però, “non era il centro, un terzo polo che si mette in mezzo, ma – sottolinea Rotondi – il primo polo e il primo partito italiano”.
Il deputato forzista, che durante la Seconda Repubblica ha dato vita a molte formazioni di ispirazione democristiana alleate col centrodestra, ora è giunto alla conclusione che serva un nuovo Pdl, ossia “un nuovo grande partito del centrodestra, capace di rappresentare la maggioranza assoluta degli italiani”. Meglio morire democristiani che 'terzopolisti'.
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