Mentre in tv e sui giornali si disputa di camorra, il Sud viene espugnato un'altra volta. È accaduto alla vigilia dei ballottaggi delle amministrative 2018 a Qualiano, in provincia di Napoli: due persone a bordo di una moto e con il volto coperto da caschi integrali hanno sparato in aria a duecento metri dal luogo in cui il candidato sindaco del centrodestra teneva il comizio di chiusura. Era lì Angelo Ferrillo, dell'associazione «Terra dei Fuochi», ex esponente dei 5Stelle espulso dal movimento. Subito sono partiti una denuncia ai carabinieri e un appello al ministro dell'Interno: «Salvini venga qui al più presto». A terra, a testimoniare come la criminalità organizzata sia viva e vegeta, sono rimasti cinque bossoli.
Fatti estremi, eppure reali, in una campagna elettorale dove la battaglia per fortuna quasi ovunque è solo politica. Tutta nuova come sempre accade ai ballottaggi, perché anche se al primo turno del 10 giugno ci sono già stati vincitori e sconfitti, con quattro Comuni capoluogo assegnati al centrodestra e due al centrosinistra, oggi la disputa è intorno alle quattordici città che devono ancora scegliere il proprio sindaco, da Sondrio a Siracusa, dalle Alpi al Canale di Sicilia. E il centrodestra non nasconde di sperare in vittorie che potrebbero assumere un significato politico.
Sono quattordici i capoluoghi di provincia chiamati al voto per il secondo turno delle amministrative. L'elenco è d'obbligo: Ancona, Brindisi, Massa, Pisa, Siena, Sondrio, Teramo, Messina, Siracusa, Viterbo, Imperia, Terni, Avellino e Ragusa. Il 10 giugno, al primo turno, il centrodestra ha eletto subito il sindaco a Vicenza, Treviso, Catania e Barletta. Il centrosinistra ha vinto a Brescia e a Trapani.
Si tratta di elezioni un po' singolari, in un momento convulso e di transizione nella storia del Paese, e se gli schieramenti rimangono quelli classici, come sono arrivati alle politiche del 4 marzo, ci sono anche duelli di nuova natura politica. Così, ad andare a guardare dentro i quattordici ballottaggi nei Comuni capoluogo, si scopre che otto vedono una sfida tra centrodestra e centrosinistra (Ancona, Brindisi, Massa, Pisa, Siena, Sondrio, Teramo, Siracusa, dove il candidato, sia pur civico, era assessore della precedente giunta di sinistra), a Messina e a Imperia il confronto è addirittura tra due candidati di centrodestra, e in un certo senso è così anche a Viterbo, dove colei che sfida il candidato di centrodestra in netto vantaggio arriva anch'ella come fuoriuscita da una vecchia giunta di centrodestra. Ci sono poi tre ballottaggi di Comuni capoluogo dove protagonista è il M5s, che a Terni sfida il centrodestra, a Ragusa un esponente di Fratelli d'Italia, ad Avellino il centrosinistra.
Significativo il voto in Toscana: non può sfuggire il valore simbolico di una Regione storicamente legata alla sinistra, patria dell'ex premier Matteo Renzi e del suo Giglio magico. Accanto a Pisa e Siena, di cui molto si è parlato, si vota anche a Massa.
Centrosinistra contro Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega, liste civiche e Il popolo della famiglia. Insomma, il centrodestra in formazione allargata, con il supporto della nuova formazione cattolica che spinge per i diritti delle famiglie.
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