Il tampone non è un'alternativa valida al vaccino. È un efficace strumento diagnostico immediato ma non funziona come prevenzione e non offre soluzioni a lungo termine. A Bruxelles si riflette su una strategia di lungo respiro che, cavalcando l'evoluzione della pandemia, traghetti l'Europa verso una nuova normalità. E la strada scelta sembra essere quella di privilegiare la certificazione dell'avvenuta vaccinazione o della guarigione dal coronavirus rispetto al tampone che presenta troppe falle a cominciare dal fatto che posso aver contratto il coronavirus, risultare al momento del test ancora negativo e svilupparlo una manciata di ore dopo.
Ecco perché la Ue sta riflettendo sul fatto che il tampone non è affidabile al cento per cento: possono esserci falsi negativi. Il test ha una validità temporale che è stata più volte messa in discussione, tanto che si pensa di ridurla da 48 a 24 ore, e quindi resta aperta la discussione se sia alla fine più utile eliminare del tutto questa opzione per ottenere il green pass.
Insomma i vertici europei stanno valutando l'ipotesi di assicurare il via libera per la carta verde soltanto se si è stati vaccinati o se si è guariti dal Covid19 visto che il tampone non protegge dalla malattia ma attesta semplicemente che, in quel momento, la persona non è positiva. Si ragiona anche sul tipo di tamponi che oggi sono validi per ottenere il pass, alcuni test non vengono ritenuti sufficientemente affidabili.
Al momento l'unica differenza tra il green pass ottenuto con il vaccino e la guarigione e il tampone è la durata: 48 ore che però potrebbero ridursi a 24. Su questo punto non c'è accordo all'interno della maggioranza. Più volte la Lega ha insistito nel difendere l'utilità del tampone estendendone anche la validità temporale. Per il leader Matteo Salvini è anche meglio del vaccino.
Ma gli esperti non sono di questo avviso. «Non si può pensare di risolvere la pandemia di Covid a colpi di tampone, è evidente che servono i vaccini», ha ribadito più volte Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive alla Statale di Milano e primario al Sacco. Sulla stessa linea l'immunologo dell'Università Statale di Milano, Sergio Abrignani. «Non si deve far passare l'idea che il tampone salivare sia meglio del vaccino, non sostituiscono l'immunizzazione» ha dichiarato più volte lo scienziato anche in riferimento all'utilizzo dei tamponi salivari rapidi per l'accesso a scuola. Non sono abbastanza affidabili. «I tamponi salivati antigenici hanno una sensibilità limitata e sono utili perché danno un risultato in pochi minuti ma mitigano il rischio e non l'azzerano», insiste Abrignani.
Per il virologo dell'Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, è
impensabile navigare in sicurezza con la riapertura delle scuole ipotizzando che ogni 48 ore si faccia un tampone. Strumento utile per monitoraggi e screening ma non per proteggere la popolazione dalla diffusione del virus.
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